Soldi in una banca svizzera, ma che in realtà erano del regime russo? Il caso approda oggi in tribunale
ZURIGO - Quattro ex dipendenti della filiale svizzera di Gazprombank sono a processo oggi a Zurigo con l'accusa di avere violato il loro dovere di diligenza nei rapporti con il violoncellista russo Sergei Roldugin, considerato un confidente di Vladimir Putin.
Il sospetto è che su due conti aperti nel 2014 e gestiti fino al 2016 - quando cioè la Russia aveva già annesso la Crimea - siano stati depositati, a nome del violoncellista e direttore d'orchestra russo, circa 50 milioni di franchi che in realtà provenivano dell'establishment russo.
Davanti al Tribunale distrettuale di Zurigo devono comparire l'ex Ceo e altri tre dirigenti di Gazprombank Schweiz (GPBS). La pubblica accusa ha intenzione di chiedere per ognuno una condanna a sette mesi di detenzione con la condizionale.
Nell'atto d'accusa viene fatto esplicitamente il nome del presidente russo Vladimir Putin: «È noto che il presidente russo Putin ufficialmente dichiara un reddito di soli 100'000 franchi e non è abbiente, ma in realtà ha un enorme patrimonio che viene gestito da persone a lui vicine», scrivono gli inquirenti zurighesi.
La GPBS - una filiale del colosso russo Gazprom, a maggioranza statale, attivo nelle materie prime - ha annunciato la fine delle sue attività nell'ottobre scorso. Nel 2016 era finita sotto la lente della Finma, l'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, sulla scia delle rivelazioni dei cosiddetti "Panama Papers".
Stando all'inchiesta giornalistica, GPBS sarebbe stata coinvolta in affari illegali con società offshore. Anche Roldugin e la stessa GPBS erano citati nei documenti. Nel 2018, la Finma ha chiuso il procedimento contro GPBS, certificando gravi carenze nella documentazione sul riciclaggio di denaro.