La co-presidente contesta le parole del suo consigliere federale sulla fornitura d'armi all'Ucraina: «Non sento questa frenesia bellicosa».
BERNA - Dopo Cédric Wermuth ieri, oggi è stata l'altra co-presidente del Partito socialista svizzero (PS) Mattea Meyer a distanziarsi dalle dichiarazioni del proprio consigliere federale Alain Berset sulla guerra in Ucraina e sulle forniture di armi occidentali a questo Paese.
«Non sento questa "frenesia bellicosa"», di cui ha parlato il ministro friburghese nella stampa domenicale, ha dichiarato la consigliera nazionale zurighese al telegiornale della televisione svizzero-tedesca SRF.
«Si tratta dell'opinione personale di Berset», ha precisato Meyer. Personalmente e in quanto co-presidente del PS, non condivido questa opinione. L'ho fatto sapere al collega di partito e presidente della Confederazione, ha aggiunto.
Certamente, gli avvenimenti bellici danno slancio alle forze che difendono il principio di un rafforzamento dell'esercito, ha dichiarato la socialista. Queste tentano pure di trarre vantaggi dalla situazione e di attenuare le direttive sull'esportazione di materiale bellico, ha proseguito Meyer.
Ieri critiche da parte di Wermuth
Il governo non sta agendo in modo coerente e si nasconde dietro la neutralità, aveva dichiarato ieri Cédric Wermuth alla "Neue Zürcher Zeitung" (NZZ). «Condivido il desiderio di Alain Berset di porre fine allo spargimento di sangue, ma non la sua analisi né le sue conclusioni», aveva affermato il consigliere nazionale argoviese all'edizione online della NZZ. Per il momento, aveva aggiunto Wermuth, non ci sono prospettive per i negoziati, «Putin ha altri obiettivi, è l'unico ostacolo alla pace».
Wermuth aveva rilevato una certa incoerenza nell'operato del Consiglio federale. Se è contrario alla riesportazione di munizioni, dovrebbe almeno essere in prima linea quando si tratta di sanzioni contro gli oligarchi, il commercio di materie prime, il taglio del debito per l'Ucraina e aiuti umanitari, aveva affermato, sostenendo che l'esecutivo «si nasconde dietro la neutralità».
«Frenesia bellicosa»
Berset aveva difeso in un'intervista alla NZZ am Sonntag la posizione del Consiglio federale nel conflitto ucraino. «Sento questa frenesia bellicosa in alcuni ambienti. E sono molto preoccupato, perché questo sentimento si basa su una visione a breve termine», aveva aggiunto Berset. La posizione del governo è chiara: «Le armi svizzere non devono essere utilizzate nelle guerre».
Secondo il presidente della Confederazione, la neutralità della Svizzera deve mantenere il suo «nocciolo duro». «Rappresenta l'attaccamento al diritto umanitario e ai diritti umani, la protezione dei civili, la tutela delle Convenzioni di Ginevra».
Tali dichiarazioni hanno suscitato vive reazioni in Svizzera e all'estero. Tutti i partiti, a eccezione dell'UDC, le hanno criticate.