Per questa ragione, il mercato dei farmaci è destinato a espandersi
ZURIGO - Il cancro sta diventando una malattia cronica ma meno mortale e il mercato mondiale dei farmaci per combatterlo, oggi già stimato a centinaia di miliardi di dollari, si espanderà ulteriormente: lo afferma Rudi Van den Eynde, gestore di fondi oncologici e biotecnologici presso l'amministratore patrimoniale Candriam.
«Il mercato globale dei farmaci oncologici vale circa 200 miliardi di dollari», afferma l'esperto in un'intervista pubblicata dal portale finanziario elvetico Cash. «Non solo si tratta del più grande settore del mercato sanitario, la crescita stimata per i prossimi anni è anche la più elevata».
Il cancro è una malattia il cui numero di pazienti è in aumento a causa dell'invecchiamento della popolazione mondiale, spiega lo specialista. «In genere ci si ammala a partire dai 60 anni. Fanno eccezione il cancro del colon-retto e il cancro al seno, dove i pazienti sembrano essere sempre più giovani».
Le aziende che operano nel campo possono fare buoni affari. «Il potere di determinazione dei prezzi dei farmaci è grande. È possibile applicare tariffe elevate a un buon medicamento, perché la malattia è mortale. Il preparato Krazati di Mirati ha un prezzo all'ingrosso di 237'000 dollari all'anno. Va detto che le compagnie di assicurazione sanitaria, private o statali, ottengono o concordano uno sconto e i prezzi netti sono più bassi. Krazati non è inoltre necessariamente il farmaco più costoso, è solo un esempio dei prezzi comunemente praticati».
In tutto il mondo sono circa 6'200 i medicinali in fase di sviluppo clinico: il 38% di essi riguarda l'oncologia. «Anche il 30% del lavoro scientifico nel settore sanitario è in quest'area. Le stesse aziende farmaceutiche si fissano obiettivi chiari: un buon medicamento aiuta il paziente, si vende bene e questo è positivo per gli azionisti».
I progressi fatti nel settore sono importanti. «Oggi si ha meno da temere il tumore rispetto a 20 o sicuramente 40 anni or sono, anche se la diagnosi è ancora uno shock», prosegue il manager a capo di un team di 20 persone che gestisce patrimoni per 11 miliardi di dollari. «Il tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi di cancro è chiaramente aumentato per la maggior parte dei tipi di tumore negli ultimi 40 anni. Per il cancro al seno è superiore al 90%. Per tutti i tipi di tumore, il tasso di sopravvivenza è passato dal 49% al 68%. Questo non solo grazie alle cure, bensì anche per le migliori diagnosi».
«Ciò che occorre è una semplice diagnosi, che può essere fatta in gran numero ogni anno. Con il cancro all'intestino si arriva sempre più spesso in ritardo. Chi fa un'endoscopia ogni tre anni? L'idea attuale è che si possa individuare bene il cancro all'intestino con un esame del sangue. La tecnologia c'è. Se si individua il cancro all'intestino in tempo, si può intervenire chirurgicamente e il paziente può vivere ancora per molti anni. Se lo si individua troppo tardi, il paziente probabilmente morirà a causa di quel cancro, anche con i migliori farmaci. I tumori troppo avanzati non possono quasi essere curati».
«È una battaglia su tutti i fronti con tutte le tecnologie: lentamente il cancro sta diventando una malattia cronica e completamente curabile per alcuni pazienti», sottolinea Van den Eynde. «In generale, si cerca di rendere la malattia cronica per i successivi 10-15 anni, in modo che alla fine si muoia per un attacco di cuore o per un'insufficienza renale - e anche lì ci sono progressi medici. Ma non si dovrebbe morire di cancro a 50 o 60 anni».
«Tutti noi abbiamo il 40% di possibilità di avere un cancro prima o poi. Questo non significa che ne moriremo. E non significa che lo si sappia. Molti uomini tra i 70 e gli 80 anni hanno il cancro alla prostata e non lo sanno. Spesso questo tumore si sviluppa lentamente e i sintomi non sono così evidenti. Si può avere un attacco di cuore, ad esempio, prima che il cancro alla prostata diventi fatale. Tuttavia, il 40% è una cifra spaventosa», conclude l'intervistato.