Sul podio dei cantoni in maglia nera anche Berna e Zurigo
NEUCHÂTEL - Se in tutta la Confederazione il numero di fallimenti cresce lentamente (del 6,6% rispetto al 20121) e almeno in una decina di cantoni si registra anche un calo, in una regione si rileva l'incremento più considerevole: è quello della Svizzera italiana, dove nel 2022 hanno chiuso 323 società in più rispetto all'anno precedente, il numero più elevato di tutta la Confederazione.
Sul podio dei cantoni in maglia nera anche Berna e Zurigo - Fanno compagnia al Ticino il Canton Berna (con 222 fallimenti) e il Canton Zurigo (con 183 aperture di procedure di fallimento nei confronti di società e di persone).
Sono gli ultimi dati elaborati a Neuchâtel dall'Ufficio federale di statistica che ha censito nel 2022 quei 15 009 casi di fallimenti che fanno segnare quella progressione del 6,6% che, seppur più leggera rispetto a quella osservata tra il 2020 e il 2021 (+9,1%), «rimane di una certa rilevanza considerato che è pari al doppio del tasso medio osservato nei cinque anni precedenti la pandemia» sottolinea lo stesso UST.
Andamenti contrastanti a seconda del Cantone - Detto dei tre cantoni in maglia nera che si dividono il podio, altri quattro Cantoni (Friburgo, Basilea Città, Grigioni e Lucerna) sono caratterizzati da alti tassi di aumento dei casi, compresi tra il 15 e il 20%. Nel contempo, una decina di Cantoni si è distinta per una diminuzione del numero di aperture. Tra questi, i Cantoni di Vaud (–131 casi) e Ginevra (–55 casi) hanno registrato le diminuzioni maggiori in termini assoluti.
Leggero aumento dei precetti esecutivi - L'UST fa luce anche sulle procedure di esecuzione, dove «si osserva un leggero aumento del numero di precetti esecutivi (+0,7%) e di realizzazioni (+0,06%), mentre il numero di pignoramenti eseguiti è diminuito (–6,3%)».
Nel 2018 e nel 2019, «con segnatamente oltre 3 milioni di precetti esecutivi, il numero di queste procedure esecutive aveva raggiunto il picco massimo» scrive l'Ufficio federale di statistica. Che aggiunge anche che «dal calo del 2020, le cifre gravitano a un livello più basso, paragonabile a quello osservato nel periodo 2010–2013».