Una mostra fotografica di José Giribás Marambio fa luce su una delle pagine più buie della dittatura militare cilena
ZURIGO - Dal 14 settembre al 5 ottobre l'Associazione Photobastei presenta un progetto del fotografo cileno José Giribás Marambio su uno degli aspetti ancora oggi meno noti della dittatura che si instaurò in Cile dopo il colpo di stato dell'11 settembre 1973: la creazione sistematica di prigioni segrete e centri di tortura.
La giunta militare guidata da Augusto Pinochet adibì più di 1200 strutture a tali scopi: caserme di polizia e dell'esercito, strutture pubbliche, ma anche edifici sfitti o requisiti ai privati. Oggi solo pochi di questi luoghi sono accessibili come memoriali delle atrocità che sono state compiute al loro interno: altre mantengono l'uso militare, sono tornati ai legittimi proprietari oppure sono stati distrutti.
Non è noto il numero esatto dei prigionieri che, dopo essere stati interrogati e torturati, sono stati assassinati o fatti sparire. Si parla ancora oggi di circa 1200 dispersi. Solo nel 2004, con il libro di Patricia Verdugo"Non si parla di tortura", si è levato il velo che ricopriva la vicenda. Le prime cause legali contro i torturatori sono arrivate in tribunale solamente cinque anni fa.
Il progetto fotografico che viene mostrato a Zurigo è stato realizzato da un fotografo che riuscì a fuggire dal Cile nel dicembre 1973, con l'aiuto del"Comitato per la Pace". Dal 1986 a oggi si è recato più volte nel suo paese natale, raccogliendo il materiale che viene mostrato in questa anteprima svizzera: i luoghi della detenzione e della tortura, insieme ai ritratti dei sopravvissuti.