L'ideatore della “Nuvola Piovasca” viene chiamato oltre Gottardo per presentare le sue opere: «Da noi la politica si occupa d'altro»
ZURIGO/BELLINZONA - Cementificazione, scarsa presenza di verde, impermeabilizzazione del suolo e aumentate emissioni di anidride carbonica sono i veri colpevoli delle isole di calore, fenomeno che, nei mesi più caldi dell'anno, prende in ostaggio i centri delle città. Edifici e strade si trasformano infatti in veri e propri magazzini di calore. Le conseguenze sono chiare per tutti: l'aria si surriscalda, rendendo le vie cittadine ancor più invivibili.
Se la passano meglio coloro che vivono nelle zone rurali: boschi e prati verdi consentono alle temperature, soprattutto di notte, di rimanere più basse. A volte con delle differenze di temperature davvero significative che si attestano, secondo i dati rilevati ad agosto 2023 da MeteoSvizzera, addirittura tra i 4 e i 6 °C.
Una situazione insopportabile, insomma, che ha già spinto diverse città europee e svizzere a prendere provvedimenti. Ad esempio tramite boschi verticali, zone umide, alberi e corsi d'acqua. Ma anche con delle isole di raffrescamento nelle piazze dei centri cittadini. Tra i diversi studi a sostenere questa tesi, anche quello commissionato nel settembre del 2022 dalla Regione-Energia Verbano (REV) - composta dai Comuni di Ascona, Locarno, Minusio e Muralto - secondo cui per fronteggiare il caldo torrido, occorre creare dei nuovi habitat, favorevoli alla fauna e alla flora.
Lo sa bene Nicola Colombo, artigiano e tecnico d’arte bellinzonese che, oggi, interverrà insieme alla collega Monica Sciarini al workshop organizzato a Zurigo dall'Eth in collaborazione con il Municipio, dal titolo “Breaking the Heat”. Qui racconterà le sue esperienze come “portatore di refrigerio" all’interno dei centri urbani.
Tra le sue installazioni ricordiamo la “Nuvola Piovasca” sistemata nel giugno del 2019 in Piazza del Sole a Bellinzona. Nella sua nebbia aveva avvolto, nel 2020, anche Piazzale alla Valle e la scalinata dalla chiesa parrocchiale dedicata ai santi Cosma e Damiano a Mendrisio. E, nel 2022 e nel 2023, la Turbinenplatz a Zurigo. Più recentemente, con la sua opera “Il trucco di Cerenentola”, aveva"adornato" la Fontana Pedrazzini, nell’omonima piazza a Locarno. «Il nostro compito - spiega Colombo - è riuscire a rendere sopportabili le ondate di calore e renderle, come dire, più piacevoli». Anche se, ammette: «Per ottenere un risultato ottimale vanno prese tutte le misure utili a mitigare le condizioni climatiche, destinate a diventare negli anni a venire sempre più instabili ed estreme».
Per esempio?
«Sostituendo l’asfalto con selciato per creare delle strade che respirano, piantando alberi affinché tra 30 anni possano proteggere la città con ombra e frescura. Ma anche incentivando l’utilizzo di mezzi di spostamento più ecologici come le biciclette, quindi potenziando la rete delle piste ciclabili. Misure che devono essere adottate tutte insieme e fin da subito, creando un grande lavoro sinergico».
Non è meglio piantare alberi?
«Avremmo dovuto piantarli cinquant’anni fa per godere dei loro benefici oggi. Gli alberi sono dei grandi vaporizzatori naturali e con le nostre installazioni noi li emuliamo. Come loro, vaporizziamo dell’acqua e rinfreschiamo l’ambiente circostante. A ogni modo, l’uno non esclude l’altro. Piantarli oggi significa avere ombra tra trent’anni. Spero che per allora ce ne siano talmente tanti da rendere superflui i nostri sistemi».
Con questi sistemi non si spreca acqua?
«Se pensiamo ai campi di calcio della sola Bellinzona, per i quali ci vogliono decine di migliaia di litri di acqua ogni giorno, e alle 57 mila piscine private in Svizzera, ci rendiamo conto di quanto sia minimo il quantitativo utilizzato per le nostre isole. Sono paragonabili a quelle di una fontanella per abbeverarsi».
Come mai la Nuvola a Bellinzona non è stata ripetuta dopo il 2019?
«La motivazione vera non la conosco. Posso dire, però, che la politica mi sembra al momento scollata dalle vere necessità della popolazione, si occupa di altro. È il caso del semisvincolo a sei corsie: un mostro, a mio parere. Trovo che si stiano piantando sempre più semafori anziché alberi che, al contrario, vengono sradicati».
In Svizzera interna tira un'aria diversa?
«Noi viviamo l’esperienza a Zurigo, dove è stato votato un credito da 130 milioni di franchi per rinfrescare la città entro il 2035. Con l’impegno di implementare tutte le tecniche possibili. La Città ha investito 10 milioni l’anno per 20 anni per predisporre le piste ciclabili e incentivare il trasporto a due ruote e con i mezzi pubblici. In Ticino è l’esatto contrario».
Cosa possono fare concretamente le amministrazioni comunali per contenere il fenomeno delle isole di calore?
«Riportare i corsi d’acqua in superficie interrati negli anni addietro, non tagliare le aiuole durante l’estate per garantire una maggiore freschezza e creare ombra: con le piante, con dei teli, con degli ombrelli. Si devono realizzare delle cosiddette spugne, per far fronte ai sempre più frequenti periodi di siccità e di canicola, mettendo a disposizione l’acqua piovana raccolta della vegetazione e dal ciclo dell’acqua».