Da una parte vengono definite pigre, dall'altra egoiste. Come la fanno la sbagliano. Un'esperta spiega perché
ZURIGO - Assoggettate e pigre, oppure irresponsabili ed egoiste: commenti come questi a quanto pare sono comuni per le madri svizzere, indipendentemente dal fatto che lavorino a tempo pieno o decidano di diventare mamme a tempo pieno.
«Sono antiquata, non emancipata e pigra»
Christina, 34 anni, vive con il marito e i tre figli nel canton Argovia. Mentre il suo compagno lavora a tempo pieno, lei si prende cura dei bambini e della casa. «Per me è un privilegio trascorrere l'intera giornata a casa. Sono orgogliosa di essere una casalinga», racconta a 20 Minuten. La donna, solita a raccontare la sua vita sui social, riceve però non poche critiche dai propri follower. «Vengo costantemente definita antiquata, non emancipata e pigra».
Tali commenti infastidiscono Christina che, piuttosto, ci tiene a sottolineare quanto sia difficile prendersi cura a tempo pieno della casa e dei tre figli. «Inoltre non avrei potuto affidare i miei figli a qualcun altro dopo sole 14 settimane». Ovviamente per lei non è un problema il fatto che altre madri optino per il ritorno al lavoro. «Semplicemente credo che emancipazione significhi potere decidere da sole come vivere la nostra vita».
A ricevere critiche, d'altra parte, è anche chi opta per la scelta diametralmente opposta. «Le mie amiche che lavorano vengono costantemente criticate perché lasciano soli i propri figli. Insomma, è impossibile accontentare tutti».
«Siccome lavoro a tempo pieno vengo vista come una cattiva madre»
Sul versante opposto della barricata c'è anche Jenni. La trentatreenne ha deciso di lavorare a tempo pieno mentre il marito è a casa con i figli. «La gente pensa che per me sia stato facile tornare al lavoro dopo la maternità. Ma non è affatto così». Tuttavia, la coppia ha deciso che questa era la cosa migliore per loro. «Anche perché amo il mio lavoro in ospedale».
Molte persone intorno a lei non riescono però ad accettarlo: «Vengo dipinta come una cattiva madre, che non ama i suoi figli, solo perché lavoro a tempo pieno». Ed ecco tutta una serie di domande del tipo: «Tuo marito non lavora per pigrizia?», «Perché metti al mondo dei figli se poi devi andare a lavorare?». Anche qui il "meglio" arriva dai social: «Mi sono sentita dare dell'egoista. Mi è stato detto che i miei figli mi odieranno per sempre».
Le reazioni a questi commenti sono state inizialmente di dolore: «Ero così ferita che piangevo quasi ogni giorno».
«Vedono la casalinga come una minaccia»
Katja Rost, sociologa dell’Università di Zurigo, prova a spiegare perché entrambi gli stili di vita sono così polarizzanti. Secondo l'esperta, ogni ambiente ha idee diverse su cosa significhi essere genitore.
Ciò porta al conflitto, soprattutto tra le donne. «Chi lotta per l’emancipazione vede la casalinga come una minaccia ai propri valori e al progresso». Le donne che seguono modelli tradizionali, invece, credono che le madri che lavorano trascurino i loro compiti.
Rost propone dunque una ricetta per affrontare queste situazioni: «Bisogna chiudere gli occhi e andare avanti. La cosa più importante è sostenere la propria decisione e non lasciarsi turbare».
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