Secondo la CPS-S la legge (inasprita nel 2019) e la rete di registri cantonali (in vigore dal 2016) sono sufficienti.
BERNA - La legge sulle armi, inasprita nel 2019, e l'attuale rete di registri cantonali in vigore dal 2016 sono sufficienti: non vi è nessuna necessità di istituire una banca dati centralizzata in cui registrare tutte le armi da fuoco. È l'opinione della Commissione delle politiche di sicurezza del Consiglio degli Stati (CPS-S), che con 9 voti contro 3 ha deciso di non dare seguito a un'iniziativa parlamentare di Marionna Schlatter (Verdi/ZH).
Per la CPS-S, «la consultazione online dei registri delle armi (OAWR) e la banca dati ARMADA della Confederazione si sono dimostrate valide». Un registro nazionale non apporterebbe alcun valore aggiunto in termini di sicurezza pubblica, ma provocherebbe piuttosto «un eccesso di lavoro amministrativo e darebbe luogo a doppioni», scrive la commissione in una nota diffusa oggi.
La maggioranza rileva che gli atti di violenza sono generalmente commessi con armi non registrate. Una banca dati centralizzata sarebbe inoltre contraria al principio del federalismo, poiché sia la sovranità in materia di polizia sia l'applicazione della legge sulle armi sono di competenza dei Cantoni.
Una minoranza della Commissione, considerato l'incremento degli acquisti di armi, ritiene che una statistica nazionale in materia potrebbe contribuire alla sicurezza in senso preventivo. Deplora il fatto che, a causa dell'assenza di un registro centrale delle armi, non sia possibile determinare con precisione quante armi si trovino attualmente nelle economie domestiche in Svizzera.
L'iniziativa ritorna alla CPS-N, che a giugno si era espressa a favore dell'istituzione del database centralizzato, accogliendo con 13 voti contro 11 l'iniziativa di Marionna Schlatter. Essa dovrà decidere in merito al seguito dei lavori.