Sempre più care e complicate da ricaricare (anche a casa) ai consumatori iniziano a piacere un po' meno. E l'incertezza politica non aiuta.
ZURIGO - C'è luce in fondo al tunnel per i rivenditori automobilistici svizzeri, dopo due anni difficili - fra prezzo dei carburanti alle stelle a causa della guerra e la carenza di microconduttori del post-Covid - le cose sembrerebbero tornate alla normalità.
Ma normale non significa per forza di cose conforme alle previsioni, soprattutto per quanto riguarda le tendenze.
Stando a quanto scrive il Tages-Anzeiger, nel 2024 - malgrado il generale aumento del costo della vita - gli svizzeri acquisteranno circa 260'000 automobili. Circa 10'000 in più di quelle piazzate nel 2023 e un bello stacco rispetto agli oscuri anni pandemici (2020 e 2021) e post-pandemici (il 2022 era stato ancora di crisi).
Se in quello passato le cose erano andate meglio, quindi, il prossimo dovrebbero andare ancora meglio. In questo quadro positivo non è però chiaro quale parte avrà la mobilità elettrica.
Un'incognita non da poco
Se è vero che negli ultimi mesi circa un'auto venduta ogni 5 era elettrica, e molti gruppi sono riusciti a piazzare volumi considerevolmente più alti di e-vetture rispetto al passato non è detto che debba essere così anche nei prossimi 12 mesi. Anzi.
Stando ai registri degli ordini già effettuati dai clienti, il ritratto è un po' diverso e vede un apprezzamento ridotto per le e-auto da parte degli svizzeri, con un «interesse leggermente diminuito», come confermato dal gruppo Amag mentre Auto Svizzera parla «di estrema cautela da parte degli acquirenti privati».
Altro indice da non sottovalutare riguarda la percentuale di veicoli elettrici acquistati dagli importatori paralleli, calata dal 25-37% al 20%.
Piccoli e grandi problemi
Quali sono i motivi? Tanti e diversi, micro e macro. Della prima tipologia costo dell'elettricità in rialzo per il 2024 passando per l'assoggettamento all'imposta di circolazione estesa anche ai veicoli elettrici fino alla generale complessità della ricarica, che ancora troppo spesso al domicilio (se non di proprietà, come è il caso per moltissimi) resta assai difficoltosa.
Della seconda fanno invece parte i problemi strutturali più ampi che riguardano le aliquote d'importazione (che diventerà "normale", del 4% anche per le e-auto) così come l'indecisione della politica in quel di Berna che si rispecchia bene nei tentennamenti sui possibili sgravi a chi decide di costruire una stazione di ricarica al proprio domicilio, al vaglio in questi giorni durante la sessione invernale.
Un'idea, questa, che manda in cortocircuito gli stessi proponenti, con la preoccupazione che - a usufruirne - siano soprattutto le persone abbienti che già potrebbero permetterselo.
Un cane che si morde la quota
Ultimo tassello di un puzzle complesso riguarda le sanzioni che ricadono sulle spalle degli importatori, questi - infatti - sono sottoposti ad oboli se le flotte da loro importate non rispettano le quote stabilite per quanto riguarda le emissioni di CO2.
Se il numero di veicoli elettrici venduti diminuirà davvero (come suggeriscono le voci citate sopra) allora potrebbero aumentare anche le multe - visto che l'intenzione del Parlamento è quella di inasprire gli obiettivi annuali a partire dal 2025 - con una conseguente possibile ripercussione sui prezzi di tutti i veicoli.