Secondo Transparacy Suisse andrebbe migliorata la gestione dei conflitti di interesse e la regolamentazione del lobbismo
BERNA - La Svizzera è stabile in materia di corruzione nel settore pubblico e si piazza al sesto posto mondiale fra i Paesi più virtuosi. È quanto emerge da un rapporto di Transparency International, che si basa su dati del 2023.
Se la Confederazione risulta sempre nella top 10 globale, è anche vero che non vi sono stati miglioramenti, con un punteggio che stagna a 82 punti su 100, si legge oggi nell'indice di percezione della corruzione del settore pubblico di Transparency International. Il sesto posto in classifica viene condiviso con la Svezia.
Secondo Martin Hilti, direttore di Transparency Suisse, nella Confederazione andrebbe migliorata la gestione dei conflitti di interesse e la regolamentazione del lobbismo. Servirebbero anche misure contro il nepotismo.
Lacune vengono evidenziate anche nella lotta contro il riciclaggio di denaro, la corruzione nel settore privato, il perseguimento penale delle imprese e la protezione di coloro che lanciano un allarme, ambiti però non presi in considerazione dall'indice.
Una piaga mondiale
Ogni anno vengono analizzati i dati di 180 Paesi riguardanti la percezione della corruzione nel settore pubblico, sulla base della valutazione di esperti del mondo scientifico e degli ambiti economici. Più il punteggio è alto, meno un Paese è vulnerabile alla corruzione.
L'edizione 2023 conferma che si tratta di una piaga globale, deplora Transparency International. «In maniera generale, non vi sono purtroppo stati miglioramenti significativi rispetto all'anno precedente», commenta l'organizzazione.
Oltre un terzo dei Paesi presi in esame non raggiunge la soglia dei 50 punti su 100. La media si situa attorno ai 43, con l'ultimo posto occupato dalla Somalia con 11 punti. In testa rimane la Danimarca, con 90 punti, seguita da Finlandia (87) e Nuova Zelanda (85).