Il caso Agisoft, programma per ricostruire le scene del crimine in 3d, che dopo la guerra in Ucraina (quasi) tutti stanno abbandonando.
Si chiama Agisoft e viene utilizzato dalle unità di polizia scientifica, per ricostruire in 3d le scene del crimine partendo dalle riprese aeree via drone, evidenziare e catalogare le prove. Il programma è ritenuto tanto affidabile che le sue ricostruzioni sono accettate come prove anche in tribunale. Ma ci sarebbe un ma.
Come riportato dal TagesAnzeiger, il software sarebbe legato - a mò di matrioska - al Cremlino. Questo perché è stato realizzato da un'azienda si San Pietroburgo legata a Geoscan, il più grande produttore di droni in Russia. Geoscan, a sua volta, ha legami con la fondazione statale Innopraktica che ne possiede il 10%. A capo di questa fondazione, infine, c'è Katerina Tikhonova una delle figlie di Putin, e presente sulla lista delle sanzioni dei Paesi occidentali dall'inizio della guerra in Ucraina.
Come scritto dal quotidiano zurighese, Agisoft è stato utilizzato anche dalle forze dell'ordine in Svizzera, e per la precisione dalla polizia cantonale di Berna (dal 2016) e quella di San Gallo (dal 2018). Entrambe le polizie lo hanno depennato a partire dal 2023 e dall'invasione russa dell'Ucraina per «motivi di sicurezza».
Basilea Campagna, invece, ha iniziato a usarlo proprio nel 2023 e Lucerna continua a farlo, ma solo per gestire casi e dati d'archivio.
Ma c'è veramente un rischio relativo alla sicurezza? È possibile che il software abbia altre funzioni nascoste e quindi agisca come un trojan per accedere ai dati. Oppure che Agisoft possa accedere ai computer della polizia attraverso le cosiddette “backdoor”.
Gerhard Audrey, consigliere nazionale e imprenditore informatico, lo ritiene assolutamente possibile: «Non conosco il software in questione e non posso valutare il pericolo. Ma sappiamo che ci sono Paesi che inseriscono volutamente delle "vie d'accesso" nei programmi per motivi di spionaggio o in caso di guerra informatica».
Anche il rivenditore del software, la società Remote Vision, con sede a Herisau (BE), ha deciso di fare dietrofront per motivi legati proprio alla sicurezza: «Stiamo vagliando prodotti alternativi», spiega il capo dell'azienda Ueli Sager, «al momento Agisoft non ci dà le necessarie garanzie».