Tre alpinisti si trovavano sul Pizzo Scerscen quando si è verificato lo scoscendimento. L'esperto: «Strano a queste altitudini».
COIRA - Lunedì mattina, 15 aprile, oltre un milione di metri cubi di roccia si è riversata in Engadina, nel canton Grigioni. La frana è stata così forte da essere stata rivelata anche dal Servizio Sismico Svizzero. Nessuno è rimasto ferito, ma un gruppo di alpinisti può certamente affermare di “aver visto la morte in faccia”.
«Erano in tre e sono passati proprio nell’area della frana pochi minuti prima che la roccia si staccasse dalla montagna», ha spiegato al Tages-Anzeiger Ursula Schranz guardiana del rifugio Coaz, che ha accolto la spedizione fortunata. «Gli alpinisti erano piuttosto riservati e non hanno raccontato molto, ma è stata una questione di minuti. Se fossero partiti più tardi, la frana li avrebbe travolti».
Una forza della natura che ricorda quanto capitato nel 2017 a Bondo. Gli alpinisti che si trovavano sui sentieri della valle non avevano fatto in tempo a mettersi in salvo. Otto persone persero la vita.
«Quello che è successo è davvero impressionante», ha spiegato Martin Keiser, responsabile della valutazione dei pericoli naturali presso l'Ufficio cantonale dei Grigioni, ai colleghi del quotidiano d’oltralpe. Il volume è paragonabile a quello della frana di Bondo, ma a differenza di allora la massa è costituita principalmente da ghiaccio e neve.
Per valutare la situazione, ha sorvolato più volte la frana. «Si trova molto in alto, a circa 3.600 metri di altitudine. A queste altezze frane di questo tipo sono rare», ha spiegato Keiser.
Prima di poter confermare le cause della frana sono necessarie ulteriori valutazioni del terreno. Una cosa è certa: «La montagna non è crollata a causa del caldo anomalo degli ultimi giorni», ha concluso Keiser.