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SVIZZERAQuei reati da “smartphone” che colpiscono i giovanissimi (e sono difficili da punire)

10.07.24 - 20:01
Sono in crescita esponenziale, ma i mezzi tecnologici (e le lacune legislative) rendono sempre più difficile punire i colpevoli.
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Fonte NZZ
Quei reati da “smartphone” che colpiscono i giovanissimi (e sono difficili da punire)
Sono in crescita esponenziale, ma i mezzi tecnologici (e le lacune legislative) rendono sempre più difficile punire i colpevoli.
Si fingono coetanei per abusare dei minori. È allarme cybergrooming

BERNA - Si fingono coetanei, invece hanno trenta o quarant’anni in più. È in grande espansione il fenomeno del “cybergrooming”, cioè gli adulti che si mettono in contatto online con bambini o pre adolescenti allo scopo di perpetrare abusi sessuali nei loro confronti.

Reati in crescita - Ad aumentare, in generale, sono i cosiddetti reati da “smartphone”: le vittime, in questi casi, sono quasi sempre ragazzi e ragazze minorenni. A dirlo sono i dati forniti da un recente studio dell’Università di Zurigo: in Svizzera, quasi un giovane su due, di età compresa fra i 12 e i 19 anni, è stato contattato sul proprio cellulare da persone con intenzioni sessuali. Secondo lo stesso studio, uno su tre è stato vittima di cyberbullismo.

«Rischio non riconosciuto» - I numeri sono impressionanti. Il web, insomma, come spiega la Fondazione per l’aiuto, il sostegno e la protezione dell’infanzia, "contiene" un coefficiente di rischio non riconosciuto. A questo, lo dicono i dati trasmessi ai cantoni della Fedpol, va aggiunta una crescita esponenziale (il doppio in un anno) dei casi di sospetta pedofilia.

Difficile punire - Come perseguire i reati che viaggiano sempre più online? Si tratta di una sfida per le forze dell’ordine. Da un lato, i “carnefici” agiscono spesso in modo anonimo e utilizzando mezzi di comunicazione criptati, il che rende difficile la loro identificazione. Dall'altro, la giurisdizione penale e le capacità tecniche sono spesso insufficienti per intervenire in modo rapido ed efficace.

Un reato specifico nel codice - Per il cybergrooming non esiste ancora una legge specifica, sebbene alcune singole azioni legate a questo "fenomeno" siano illegali e punibili. Quando era al Nazionale, la consigliera federale Viola Amherd aveva chiesto d’inserire ufficialmente nel codice penale il reato specifico di cybergrooming. I lavori, però, nonostante l’accordo delle camere, non hanno fatto passi avanti sostanziali.

Generazione cresciuta senza smartphone - C’è un aspetto che influisce non poco: la mancanza di conoscenza e di sensibilità nei confronti di fenomeni che sono difficili da comprendere per una generazione cresciuta senza smartphone. Questo rende complicata la prevenzione dei reati. Una cosa è diventata chiara negli ultimi anni: la lotta alla cyberdelinquenza non inizia in tribunale, ma molto prima.

Cos'è il cybergrooming - Sul proprio sito, Pro Juventute definisce cybergrooming «l’azione di un adulto che si mette in contatto online con bambini allo scopo di perpetrare degli abusi sessuali. Gli autori e le autrici del cybergrooming apprendono sui social come TikTok e Instagram, o tramite i videogiochi preferiti come Fortnite, le caratteristiche delle potenziali vittime: le loro preferenze, quale musica ascoltano, i loro gusti in fatto di moda e gli hobby ai quali si dedicano.
In base a queste conoscenze, si inventano delle affinità e instaurano un clima di fiducia. Poiché queste persone si dimostrano attente, comprensive, disponibili all’aiuto e li riempiono di complimenti, i bambini credono di aver trovato in loro una/un interlocutrice/interlocutore ideale».

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