Le guardie del corpo del presidente russo hanno ricevuto 100 mitragliatrici di fabbricazione elvetica dieci anni fa.
Una foto mostra che i russi stanno utilizzando le armi in Ucraina. E si riaccende la polemica.
MOSCA / BERNA - Vladimir Putin è una delle persone meglio protette al mondo. Per svolgere al meglio il proprio compito, le guardie del corpo usano con molta probabilità armi di produzione svizzera. La notizia è riportata da diversi media (fra cui la Sonntagszeitung e 24 Heures): si tratterebbe, nello specifico di mitragliatrici MP9 fabbricate dalla B&T di Thun.
Stop alla vendita dal 2015 - L’azienda, dal canto suo, conferma d’aver consegnato alla Russia cento pistole divise in due tranche nel 2013 e nel 2014, poco prima dell’annessione della Crimea. Poi, la ditta del canton Berna ha deciso di smettere di fare affari con il paese governato da Putin. Inoltre, aggiunge la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), «dopo il 2015 non sono più state autorizzate esportazioni di materiale bellico verso la Russia».
Le proteste - La vendita, ai tempi, fu molto contestata. Tanto che, in un primo momento, la SECO rifiutò la transazione, autorizzata solo dopo le veementi proteste dei russi. I rapporti fra Berna e Mosca erano allora migliori rispetto a quanto sono oggi, sebbene circolassero già voci di violazioni di diritti umani nel Caucaso settentrionale.
La foto - A gettare di nuovo benzina sul fuoco, a distanza di una decina di anni, è una foto postata su telegram in cui si vede una mitragliatrice di fabbricazione elvetica in mano a un uomo vicino a Dimitri Rogosin, senatore e comandante dell’unità “I lupi dello zar” (un’organizzazione che, ufficialmente, fornisce assistenza tecnica all’esercito russo in Ucraina). Come confermato dalla B&T, si tratta di un’arma proveniente dalla loro produzione.
«Uso improprio? Abbiamo le mani legate» - «Ci dispiace che le nostre pistole siano finite nel conflitto ucraino - spiegano da Thun - Purtroppo, non possiamo farci nulla. Gli MP9 sono stati esportati legalmente anni fa con l’autorizzazione della Confederazione. Però, si tratta di una pistola utilizzata principalmente per difendere e proteggere le persone a una distanza massima di 50 metri. Non si possono fermare carri armati o veicoli». Dal canto suo, la SECO sottolinea come la protezione dei capi di stato sia «un uso legittimo delle armi leggere. Tuttavia, una volta consegnata la merce, noi abbiamo le mani legate. L’uso improprio non può mai essere completamente escluso».
«È una vergogna» - Come sottolinea un editoriale pubblicato sulla Sonntagszeitung, il fatto mostra le contraddizioni di una nazione sulla carta neutrale ma estremamente «volubile nei confronti della Russia. La Svizzera ha fornito a Putin armi per la sua guardia del corpo nel 2014. Oggi sono apparse in una zona di guerra e stanno aiutando la parte sbagliata. Mentre all’Ucraina non forniamo nemmeno i giubbotti anti proiettili. È una vergogna».