Ne è convinto il Ceo dell'assicuratore KPT. Per lui anche le casse malati dovrebbero essere molte meno: «Ne servono al massimo otto».
BERNA - La Svizzera deve almeno dimezzare il numero di ospedali e ha bisogno anche di molte meno casse malati, meno di dieci: ne è convinto Thomas Harnischberg, Ceo dell'assicuratore bernese KPT.
I nosocomi soffrono per l'inflazione, riconosce il 62enne in un'intervista pubblicata oggi dal Tages-Anzeiger (TA). «In particolare, i costi del personale per l'assistenza infermieristica sono aumentati notevolmente. Ma gli ospedali hanno ancora un potenziale di ottimizzazione. Perché nel mio viaggio da Zurigo a Berna devo passare davanti a 15 ospedali? La Danimarca gestisce un totale di 20 cliniche, mentre noi abbiamo quasi 300 ospedali. È una follia».
Ospedali da dimezzare
Nicht jedes Täli braucht ein Spitäli» (non tutte le vallette hanno bisogno di un ospedalino) ironizza con tanto di rima l'ex collaboratore personale dell'ex consigliere federale Adolf Ogi. Ne servono «sicuramente la metà in meno». A suo avviso è però particolarmente importante che gli ospedali si coordinino tra loro per stabilire chi si concentra su quali procedure. «Questo aumenta anche la qualità».
«È quindi assurdo che San Gallo voglia creare un centro di cardiochirurgia», argomenta l'avvocato. «Perché non dovrei viaggiare da San Gallo a Zurigo per un'operazione programmata? Non è un problema. È diverso per le emergenze, ovviamente: capisco che le persone vogliano una clinica vicina. Ma anche in questo caso bisogna considerare se non sarebbe molto più economico utilizzare qualche elicottero in più per poter curare i pazienti rapidamente».
Meno casse malati, ma no alla cassa malati unica
E come siamo messi - chiede il cronista di TA - con le casse malati, ne servono veramente quasi 40? «No. Anche in questo caso vale lo stesso discorso fatto per gli ospedali. Non abbiamo bisogno di più di sei od otto casse malattia. Questo è il mio contro-modello rispetto a un cassa malattia unica. Abbiamo urgentemente bisogno di concorrenza». E chi deve decidere quali casse possono sopravvivere? «Il mercato», risponde l'intervistato. «Lo sta già facendo. Il numero di casse è già diminuito drasticamente e continuerà a farlo».
I cantoni di Ginevra, Vaud, Neuchâtel e Giura vorrebbero introdurre un sistema con una cassa cantonale unica: ha senso? «Che un cantone ci provi: se riduce i costi, sono favorevole. Ma non funzionerà mai: è un'illusione assoluta. I costi amministrativi delle casse malati rappresentano solo il 4-5% dei premi. Se spegniamo la concorrenza, non ci sarà più alcun incentivo all'innovazione. Oggi, invece, pensiamo costantemente a cosa potremmo fare ancora meglio. Per esempio, l'anno prossimo introdurremo la prima assicurazione di base digitale».
«I premi continueranno ad aumentare»
Che cosa dire delle critiche agli stipendi dei dirigenti delle casse, serve un limite? «Lo capirei ancora nel caso dell'assicurazione di base obbligatoria, ma siamo attivi anche nelle complementari. In quanto compagnia privata, non dovremmo essere trattati diversamente dagli altri assicuratori. Inoltre un simile tetto non ha alcun effetto sui premi, perché gli stipendi sono semplicemente irrilevanti rispetto al volume totale dei premi. E un'altra cosa: sì, i dirigenti delle dieci maggiori compagnie di assicurazione sanitaria guadagnano molto bene. Ma abbiamo molti medici curanti che guadagnano molto di più. Perché non iniziare da lì?».
Quindi che cosa presenterà il futuro? «I premi continueranno ad aumentare perché i costi continueranno a crescere: tutti noi contribuiamo a questo fenomeno ricorrendo a servizi medici», afferma Harnischberg. «Naturalmente si potrebbe limitare il catalogo delle prestazioni. La discussione sui costi non coglie però nel segno: una buona assistenza medica è altrettanto importante. Quando guardo al futuro, sono quasi più preoccupato che improvvisamente ci sia una carenza di medici di base, pediatri e infermieri».
Le richieste degli assicurati stanno aumentando in linea con i premi? «In effetti, oltre agli anziani, sono soprattutto i giovani a richiedere più prestazioni. Loro vanno anche dal medico per farsi confermare che non hanno nulla che non funziona. È un fenomeno nuovo», conclude il presidente della direzione di KPT.