Nel processo d'appello svoltosi oggi a Losanna la difesa si è battuta contro ergastolo e internamento a vita dell'imputato
LOSANNA - Una condanna di stampo populista: così l'avvocato di Claude D. - il 40enne che nel maggio 2013 uccise la 19enne Marie presso Payerne (VD) - ha definito la sentenza di primo grado, nel processo d'appello svoltosi oggi a Losanna. La difesa si è battuta contro l'ergastolo e l'internamento a vita dell'imputato, mentre l'accusa ha chiesto la conferma delle decisioni del marzo scorso. La sentenza sarà comunicata domani.
"Con la sua sentenza il tribunale regionale si è piegato alla pressione dell'opinione pubblica", ha tuonato il legale dell'imputato, Loïc Parein. A suo avviso il verdetto di colpevolezza va quindi definito "populista".
Sempre secondo il legale vi è una volontà ossessiva di "eliminazione" di Claude D, come nel Terzo Reich si voleva eliminare le persone incurabili. Parein ha invitato la Corte d'appello del Tribunale cantonale vodese ad "assumersi dei rischi" e a difendere i diritti fondamentali della Svizzera, nonostante le pressioni politiche.
Di tutt'altro avviso si è detto il procuratore generale Eric Cottier, che ha respinto con forza le critiche e ha parlato di un inaccettabile tentativo di mettere sotto pressione i giudici. "Claude D è il prototipo dell'assassino", ha detto: è un uomo che vuole esercitare tutta la sua potenza su quello che considera di sua proprietà, fino a farla sparire se necessario. "Una donna non sfugge alla volontà di dominio di Claude D.", ha insistito il procuratore . Secondo Cottier l'imputato è lo stesso uomo che ha ucciso nel 1998 la sua fidanzata: da allora non si è mosso di un centimetro.
Nel processo durato la sola giornata di oggi - la sentenza sarà comunicata domani alle 16.00 - le parti si sono scontrate in particolari sul tema dell'internamento. La difesa ha sottolineato che le due perizie giuridiche non sono giunte alla stessa conclusione: se un esperto ha considerato Claude D. refrattario a vita alla terapia, l'altro non ha voluto avanzare una prognosi a lungo termine. Secondo l'avvocato Parein non sono quindi adempiuti i requisiti di legge, mentre per il procuratore Cottier le due perizie, pur non essendo identiche, concordano sul punto essenziale.
Il legale di Claude D. ha inoltre di nuovo negato la premeditazione, sostenuta dal pubblico ministero, chiedendo di derubricare il reato da assassinio a omicidio intenzionale, meno grave.
Da parte sua l'imputato ha anche sostenuto di non aver sorvegliato né molestato Marie prima dei fatti, né tanto meno di aver pianificato l'omicidio. Ha poi denunciato le argomentazioni del procuratore Cottier dicendo che questi ha "indotto il tribunale in errore" nel processo di primo grado. "Niente è logico" nelle dimostrazioni avanzate dal pubblico ministero durante il processo tenutosi in marzo a Renans (VD), ha affermato rivolgendosi ai giudici.
Durante una dichiarazione davanti alla corte, il padre della vittima, un pastore vodese, ha deplorato i "tentativi dell'imputato di relativizzare un crimine spietato". E la madre ha brevemente parlato del dolore che si trova a subire nuovamente nell'udienza: "è un processo di troppo", la sentenza di primo grado era giusta, ha affermato. Per Jacques Barillon, l'avvocato che cura gli interessi della famiglia di Marie, "non vi è nulla da attendersi da Claude D., se non il peggio, il male assoluto".
In apertura la corte ha respinto anche diverse richieste della difesa, in particolare quella di chiamare a testimoniare l'attuale terapeuta dell'imputato.
Il 24 marzo scorso, durante la lettura della sentenza di primo grado, il presidente del tribunale della Broye aveva definito Claude D. un "serial killer" che "non può essere sottoposto a lungo termine a una terapia, perché il rischio di recidiva è estremamente elevato". La corte aveva riconosciuto l'imputato colpevole di assassinio, coazione sessuale, sequestro di persona e rapimento, come pure di gravi violazioni del codice stradale.
Claude D. aveva conosciuto Marie quando stava espiando - con un braccialetto elettronico - una condanna a 20 anni di reclusione inflittagli per aver rapito, violentato e ucciso la sua ex compagna a colpi di pistola. Il 13 maggio 2013 costrinse la ragazza a salire sulla sua automobile e la portò in un bosco di Torny-Le-Grand (FR), vicino a Payerne, dove la strangolò. L'uomo venne arrestato il giorno seguente dopo un inseguimento da parte della polizia.