Un rapporto critica il modo di agire del servizio di protezione della gioventù vodese e del giudice di pace. L'uomo, che ha abusato per anni della moglie e degli 8 figli, è stato condannato a 18 anni
LOSANNA - Il Servizio vodese di protezione della gioventù (SPJ) e il giudice di pace hanno commesso gravi errori nel caso di una famiglia il cui padre, condannato a 18 anni di detenzione, aveva abusato in vari modi per diversi anni degli otto figli e della moglie.
È quanto emerge da un duro e completo rapporto di 184 pagine stilato dall'ex presidente del Tribunale federale Claude Rouiller, su richiesta del Consiglio di Stato vodese.
Gli otto figli della coppia, nati tra il 1996 e il 2014, sono stati ripetutamente picchiati dai genitori sin dall'infanzia. Successivamente il padre, che già commetteva violenze sulla moglie, ha iniziato ad abusare sessualmente della figlia maggiore che all'epoca aveva otto anni. Gli abusi sui bambini sono continuati nonostante l'intervento, dal 1997, del Servizio vodese di protezione della gioventù e l'applicazione di una curatela di assistenza educativa per tutti i figli della coppia. Il governo vodese, per fare luce sul caso, ha dunque commissionato un'inchiesta esterna sul ruolo dei servizi sociali.
Errori e carenze gravi dei servizi sociali - «Le carenze organiche dell'azione del SPJ sono gravi e il nesso causale tra queste lacune e il malessere dei bambini è indiscutibile», rileva il rapporto presentato oggi da Rouiller. Oltre alle carenze del SPJ, vi sono anche quelle del giudice di pace come autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA): «L'insufficiente coinvolgimento e la quasi inesistente 'proattività' del giudice di pace sono i fenomeni più ricorrenti in questo caso», aggiunge l'ex presidente del Tribunale federale.
«I bambini che (...) sono stati vittime di questi atti sono stati tenuti per tutta la loro infanzia e adolescenza, per decisione delle autorità giudiziarie e amministrative, in un ambiente favorevole alla commissione di questi abusi», ritiene Rouiller. Il tutto «senza che nessuno li prevenisse, li individuasse o li reprimesse in tempo, nonostante la convergenza degli indizi. Per allontanare questi bambini da questo ambiente pernicioso ci è voluta una denuncia da parte della figlia maggiore», avvenuta dopo che quest'ultima aveva raggiunto la maggiore età.
Per spezzare la spirale degli abusi, sarebbe stato necessario agire con decisione e togliere i bambini dalle grinfie dei genitori: la protezione dei più giovani è una «priorità assoluta». SPJ e APMA hanno commesso l'errore di mantenere «a tempo indeterminato la curatela di assistenza educativa del 1997 (...) sebbene tutte le prove dimostrassero che questa misura minima non era più appropriata alla salvaguardia del benessere dei bambini», nota Rouiller.
Insegnanti, educatori, collaboratori di riferimento, assistenti sociali e medici hanno preso un terribile abbaglio, indica il rapporto. Tuttavia, già nel 2002, "non si poteva ignorare che la promiscuità e il clima in casa" erano molto malsani. Inoltre, nel 2004 si era anche discusso di un sospetto abuso sessuale.
Di fronte a tutte queste carenze e lacune, Rouiller ha formulato numerose raccomandazioni, tra cui l'istituzione di un giudice per la protezione dei minori. L'ex presidente del Tribunale federale esorta inoltre i servizi sociali a compiere visite senza preavviso a casa delle famiglie o interrogare separatamente i bambini senza la presenza dei genitori. Rouiller ha inoltre fatto riferimento alle raccomandazioni formulate dalla Corte dei conti nel febbraio 2016.
Governo vodese promette piano d'azione - Il Consiglio di Stato vodese si dice «toccato e dispiaciuto» per le sofferenze inflitte ai bambini, ma promette di imporre «un cambiamento di cultura» nei servizi sociali cantonali per agire efficacemente quando i bambini sono a rischio, affinché una tale tragedia non si ripeta.
Lo Stato non minimizza le sue responsabilità, sostiene la ministra Cesla Amarelle a capo del Dipartimento cantonale della formazione, della gioventù e della cultura. «È un caso estremamente difficile che ha minato la responsabilità dello Stato, chiamato a proteggere i bambini», aggiunge la consigliera di Stato.
Il governo accetta tutte le raccomandazioni proposte da Rouiller, con un piano d'azione composto da dieci misure, tra cui la creazione di una Commissione interdisciplinare di etica e protezione e corsi obbligatori sulla prevenzione degli abusi sessuali.
Eric Kaltenrieder, presidente del Tribunale cantonale vodese, indica che anche la magistratura - criticata nel rapporto di Rouiller - «si assume la propria parte di responsabilità per questo dramma», precisando che «in questa situazione, il sistema ha fallito nella sua missione di protezione».
Kaltenried, pur riconoscendo i problemi, sottolinea tuttavia che il giudice di pace ha preso decisioni sulla base di quanto trasmesso dal SPJ, che rappresentavano «gli occhi e le orecchie sul campo».
Condannato a 18 anni di prigione - L'uomo è stato condannato lo scorso marzo a diciotto anni di prigione da scontare per atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale, violenza carnale, pornografia e lesioni personali. Il Tribunale del circondario della Broye e del Nord vodese, a Yverdon-les-Bains (VD), ha condannato anche la moglie a 36 mesi di detenzione - di cui sei da scontare - per violenze e violazioni del dovere di assistenza o educazione nei confronti dei figli. Il padre ha fatto ricorso.
Oltre a tracce di violenze fisiche sono state constatate carenze affettive, turbe della socializzazione e del linguaggio, problemi di alimentazione e mancanza di igiene e cure mediche.
Il Consiglio di Stato si è interrogato «sulle ragioni per le quali l'insieme del sistema messo in atto non abbia permesso di rilevare prima la gravità dei crimini commessi e perché non sia riuscito a prevenirli». Per l'inchiesta, affidata a Rouiller, il governo vodese ha revocato il segreto d'ufficio e quello medico per permettere l'accesso a tutte le informazioni del caso. Tra inizio e aprile e fine giugno l'ex giudice ha condotto oltre 50 colloqui e udienze.