Il legale che rappresenta la famiglia della vittima chiede l'intervento del Governo italiano
«Quanto accaduto riguarda non solo la famiglia ma anche l'Italia e la Svizzera: tre bambini svizzeri sono vivi perché una donna italiana si è sacrificata per loro»
SAN GALLO/CROTONE - Supera i confini nazionali la notizia dell'aggressione, avvenuta la settimana scorsa a San Gallo, che è costata la vita a una 46enne italiana e all'aggressore svizzero di 22 anni con problemi psichici. Il legale della donna chiede l'intervento del Governo italiano.
«Chiediamo al Governo italiano d'intervenire. Chiediamo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di essere ricevuti», sostiene l'avvocato Francesco Verri, incaricato di rappresentare la famiglia della vittima, secondo cui la 46enne - originaria di Cotronei, in Calabria - meriti «la medaglia d'oro al valor civile ma anche che l'Italia si interessi al suo caso e attivi i propri canali diplomatici per indurre la Svizzera ad assumersi le proprie responsabilità e a farsi carico delle esigenze dei prossimi congiunti della vittima».
«Chiediamo al Governo svizzero e del cantone di San Gallo - afferma l'avvocato Verri, che ha avuto mandato anche di rappresentare nella vicenda il Comune di Cotronei - che si prendano cura della famiglia della vittima, dei suoi figli (fra i quali c'è una studentessa universitaria), del marito. Chiediamo che si occupino dei loro bisogni. La famiglia non ha ricevuto alcun messaggio da parte delle autorità svizzere, neppure di cordoglio. Solo gli Inquirenti hanno interloquito con la figlia. La famiglia ha persino dovuto pagare le spese di trasporto della salma in Italia. E questo è francamente inaccettabile anche perché la Svizzera aveva il dovere di proteggere la sua vita, aveva il dovere di curare adeguatamente l'aggressore, di non lasciarlo libero di compiere il suo gesto folle. La Svizzera possedeva le informazioni necessarie per prevenire il dramma che si è consumato a San Gallo. E aveva l'obbligo di farlo in base all'articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che tutela il diritto alla vita delle persone».
«Quello che è accaduto - dice ancora l'avvocato Verri - non si esaurisce in un ambito privato, non riguarda solo la famiglia ma l'Italia e la Svizzera. Tre bambini svizzeri sono vivi perché una donna italiana si è sacrificata per loro. È morta perché un folle ha agito indisturbato nonostante le turbe di cui soffriva e la sua storia ne avessero rivelato l'estrema pericolosità sociale».
La vicenda - L'aggressione è avvenuta lo scorso 2 settembre nell'abitazione della 46enne in Speicherstrasse, a San Gallo. Il giovane, che presumibilmente soffriva di problemi psicologici, ha fatto irruzione nell'appartamento della donna: secondo gli inquirenti la scelta della vittima è frutto del caso.
La donna, per proteggere la famiglia svizzera presso la quale lavorava come baby-sitter e governante, si era frapposta tra l'uomo e i tre bambini che si trovavano nell'abitazione.
Il 22enne ha poi cominciato a picchiare al capo la malcapitata con una padella trovata in casa. Gli agenti giunti sul posto hanno intimato al sospettato di fermarsi, ma questi non ha reagito, continuando anzi a infierire pesantemente sulla 46enne.
Due poliziotti a quel punto hanno aperto il fuoco, esplodendo diversi colpi in direzione del giovane, che è deceduto sulla scena del crimine. La donna è spirata in ospedale, dove era stata trasportata a causa delle ferite alla testa: troppo grave il trauma cranico con lesioni cerebrali riportato durante il violento pestaggio.