Il Tribunale federale ha nuovamente respinto il ricorso dell'oggi 79enne.
Nel 2010 l'uomo aveva sparato diversi colpi su dei poliziotti, ferendone uno gravemente, per opporsi allo sfratto.
Non vi sarà alcuna revisione della sentenza con cui il Tribunale federale (TF) ha confermato l'internamento per il "forsennato di Bienne". La stessa istanza ha respinto la richiesta del diretto interessato, all'anagrafe Peter Hans Kneubühl, che nel 2010, opponendosi con le armi allo sfratto, ferì gravemente un poliziotto.
Le condizioni per una revisione non sono soddisfatte, si legge in una nuova sentenza del TF divulgata oggi. A poco sono dunque servite le rivendicazioni di Kneubühl, che contestava il verdetto dello scorso luglio ritenendosi da sempre vittima di uno scandalo giudiziario, un perseguitato e un prigioniero politico.
L'uomo in particolare affermava che la valutazione della perizia psichiatrica a suo carico da parte della magistratura bernese violasse la legge federale. Un'obiezione che però il TF ha respinto già l'anno scorso, quando ha confermato l'internamento per Kneubühl avvallando la decisione del Tribunale cantonale basata proprio sulla perizia. Nel documento si sottolineava il persistere delle turbe psichiatriche del pensionato e si considerava forte il rischio di recidiva.
Scalpore -Il caso Kneubühl aveva fatto scalpore a livello nazionale nel 2010. La casa dei genitori dell'uomo a Bienne (BE) doveva essere venduta all'asta pubblica dopo una lunga disputa ereditaria con la sorella. Il giorno del previsto sfratto, l'8 settembre, il pensionato però si barricò nell'abitazione e i tentativi di contattarlo da parte delle autorità e della polizia fallirono.
Nei giorni seguenti, Kneubühl sparò diversi colpi, mancando di poco un agente e ferendone gravemente un altro alla testa. Riuscì poi a fuggire malgrado un imponente dispiegamento di forze, tenendo la città con il fiato sospeso fino al 17 settembre, quando fu arrestato.
Internamento - L'uomo è stato in seguito condannato per tentato omicidio intenzionale e per aver messo in pericolo la vita di otto agenti. La giustizia bernese ha però stabilito che al momento dei fatti non fosse responsabile dei suoi atti e ha disposto un trattamento terapeutico stazionario in un istituto chiuso.
Tuttavia, tale trattamento è risultato vano, a causa dell'ostinato rifiuto di Kneubühl di sottoporsi alle cure. Nel 2018 il Tribunale regionale di Bienne ha quindi ordinato l'internamento, misura ribadita poi, nonostante vari ricorsi, sia dal Tribunale cantonale che da quello federale.