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Monta la polemica per il concerto del prossimo aprile all'Hallenstadion della rockstar, ma per ora niente si muove
ZURIGO - Un pilastro della storia del rock, con delle idee quantomeno scomode. Questo è Roger Waters, da sempre in prima linea tanto sul palco quanto in politica, anche difendendo a spada tratta idee decisamente “contro”.
Per fare qualche esempio, solo negli ultimi tempi, il musicista britannico si è esibito in uscite filoputiniane e anche antisemite generando parecchie polemiche. Polemiche che rischiano di costargli caro, nel senso puramente economico.
Già perché, riporta il TagesAnzeiger, sono diverse le città che stanno valutando la sospensione dei concerti dell'ex-membro dei Pink Floyd, mentre Cracovia lo ha già fatto. Fra quelle che propenderebbero per il “no” c'è anche Monaco di Baviera, la cui giunta di sinistra sta valutando seriamente di chiudere i battenti alla data tedesca del tour mondiale "This is not a Drill" del 79enne.
La preoccupazione del Municipio della città tedesca è che al concerto possano partire slogan anti-Nato, apertamente filorussi o apparire maiali gonfiabili con disegnata sopra la stella di Davide.
Waters arriverà anche all'Hallestadion il prossimo 24 aprile 2023, i prezzi del biglietto ondeggiano fra i 167 e i 222 franchi. Al momento - riporta il quotidiano zurighese - i malumori ci sarebbero, ma perlopiù nella società civile e in una parte della politica. Al momento l'eventualità di una cancellazione non è nemmeno nell'aria.
La struttura che ospita l'evento non è pubblica - come nel caso di Monaco di Baviera - ma di proprietà (maggioritaria) dell'azienda privata Hallestadion AG che ribadisce le sue intenzioni.
Critiche al concerto di Zurigo arrivano da diverse associazioni svizzere come la Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) e la Fondazione contro il razzismo e l'antisemitismo (GRA) entrambe puntano il dito contro gli organizzatori ritenendoli «coresponsabili nei messaggi pericolosi di Waters» e minacciando azioni legali.
Da parte loro - continua il TagesAnzeiger - c'è una richiesta aperta affinché la autorità cittadine intervengano. Queste, per ora, nicchiano ogni decisione e rimandano la palla alla Hallenstadion AG.
«Finché un evento non celebra apertamente la violenza o il sessismo o il razzismo non c'è motivo per intervenire», commenta il direttore dell'Hallenstadion Philipp Musshafen, «capita spesso che le band o gli artisti che suonino vengano criticati, al giorno d'oggi c'è sempre qualcosa che non va, qualche minoranza che si ritiene offesa da qualcosa. La Svizzera è un Paese in cui vige la libertà d'espressione. Chiaro, nel rispetto del Codice penale».
