Il Tribunale federale di Losanna ha respinto il ricorso dell'uomo, che sta scontando una pena di 18 anni di detenzione.
LOSANNA - Un padre condannato per aver picchiato e abusato sessualmente per vari anni degli otto figli non potrà ricevere loro fotografie durante la sua detenzione. Il Tribunale federale (TF) ha dato ragione alla giustizia vodese, che in seconda istanza aveva respinto la trasmissione di tali documenti, e ha respinto il ricorso dell'uomo, che sta scontando una pena di 18 anni di carcere.
Il ricorrente è stato condannato a fine marzo 2018 dal Tribunale distrettuale della Broye e del Nord vodese. La pena è stata poi confermata dal Tribunale cantonale nell'ottobre dello stesso anno. È stato riconosciuto colpevole di lesioni personali, vie di fatto, coazione sessuale e violenza carnale aggravate, atti sessuali con fanciulli e incesto.
Nell'agosto del 2019 la direzione della prigione nella quale è detenuto l'ha informato che tre lettere a lui indirizzate da sua madre e da suo fratello erano state sequestrate. Le buste contenevano numerose fotografie dei figli. La direzione ha precisato che i documenti gli sarebbero stati trasmessi soltanto previo consenso esplicito rispettivamente di ciascuna delle vittime e del loro tutore.
Proteggere le vittime - In una sentenza pubblicata oggi, il TF ha respinto il ricorso del padre. I giudici losannesi hanno precisato che se le relazioni del detenuto con i suoi famigliari devono essere in linea di principio incoraggiate, possono essere sorvegliate, o persino vietate come nella fattispecie. L'autorità di esecuzione delle pene deve in particolare adottare tutte le misure necessarie alla protezione della personalità delle vittime.
La giustizia cantonale vodese ha ritenuto che l'estrema gravità degli atti commessi sulla maggior parte dei figli giustificasse una loro protezione accresciuta. L'interesse che le foto non arrivassero nelle mani del padre prevale sull'interesse del ricorrente. La trasmissione di tali documenti senza il consenso dei figli lederebbe infatti la loro personalità.
Per la Corte di diritto penale del TF, tali misure di protezione sono giustificate. Nella fattispecie, le relazioni dell'uomo con il mondo esterno sono disciplinate dal programma di esecuzione della pena. Quest'ultimo vieta espressamente ogni contatto del ricorrente con la moglie e i figli. L'interesse delle vittime prevale quindi su quello del padre di disporre di loro ricordi.