Le due Camere non hanno ancora trovato un terreno comune in merito all'iniziativa popolare.
Il Nazionale, infatti, non vuole rinunciare alla clausola di re-importazione né al divieto dei blocchi geografici.
BERNA - Rimangono delle divergenze tra le due Camere in merito al controprogetto all'iniziativa popolare "Stop all'isola dei prezzi elevati - per prezzi equi (Iniziativa per prezzi equi)". Oggi il Consiglio nazionale non ha voluto rinunciare alla clausola di re-importazione né al divieto dei blocchi geografici ("geo-blocking").
La decisione di mantenere la clausola di re-importazione è stata presa con 111 voti contro 65 e 13 astensioni. Questa vuole vietare alle società elvetiche di acquistare all'estero merci svizzere esportate a prezzi inferiori a quelli praticati nella Confederazione.
Questa clausola è stata immaginata per non penalizzare l'industria elvetica, ha spiegato Samuel Bendahan (PS/VD). «Si tratta di sostenere le nostre aziende esportatrici affinché possano sviluppare nuovi mercati, cosa particolarmente importante nel periodo attuale», ha aggiunto Sophie Michaud-Gigon (Verdi/VD).
«È una clausola protezionistica», ha replicato Thomas Burgherr (UDC/AG). «Violerebbe i nostri obblighi internazionali», ha aggiunto il consigliere federale Guy Parmelin affermando che il rischio di ritorsioni, in particolare dall'UE, è reale e quindi non auspicabile nella situazione attuale.
Con 128 voti contro 47 e 13 astensioni, la camera ha poi deciso di mantenere anche il divieto del "geo-blocking", una tecnologia volta a bloccare o a limitare l'accesso a un contenuto online in base alla collocazione geografica dell'utente. Per tenere conto delle preoccupazioni del Consiglio degli Stati, viene tuttavia proposta una nuova formulazione dell'articolo di legge che enumera le eccezioni in analogia con la direttiva UE, ha spiegato la relatrice commissionale Prisca Birrer-Heimo (PS/LU).
Il commercio online transfrontaliero sta diventando sempre più importante. Aspettare una legge ad hoc sul commercio elettronico, come proposto dal Consiglio degli Stati, richiederebbe troppo tempo, ha aggiunto Birrer-Heimo. «Si tratta di correggere un'ingiustizia che colpisce le aziende e i consumatori svizzeri», ha sottolineato Michaud-Gigon.
La disposizione sui blocchi geografici è inapplicabile, poiché la Svizzera non può far applicare il proprio diritto all'estero, hanno replicato diversi oratori appoggiati anche dal consigliere federale Parmelin. Tale limitazione, che quindi toccherebbe unicamente le imprese elvetica, è inoltre facilmente aggirabile, ha aggiunto, invano, Burgherr.