Respinta dal Consiglio degli Stati una mozione della Commissione della politica estera del Nazionale
BERNA - Il Consiglio federale non deve concretizzare maggiormente gli obiettivi e le misure concernenti i diritti umani in Cina. Ne è convinto il Consiglio degli Stati, che oggi ha respinto - con 29 voti contro 11 e 1 astensione - una mozione della Commissione della politica estera del Nazionale, che la Camera del popolo aveva accolto in settembre.
La proposta incaricava il Consiglio federale di specificare le misure della Strategia Cina sui diritti umani. Chiedeva per esempio che, in occasione di tutti gli incontri bilaterali e multilaterali, e di tutti i colloqui a tutti i livelli gerarchici con Pechino, il tema venisse abbordato. Secondo il testo, le rappresentanze svizzere in Cina avrebbero dovuto inoltre potenziare la loro competenza specialistica in ambito di diritti umani mediante risorse di personale.
Pur sostenendo pienamente l'obiettivo generale della promozione dei diritti umani, riteniamo che l'approccio specifico della mozione non sia adatto allo scopo perseguito, ha dichiarato Matthias Michel (PLR/ZG) a nome della commissione. A suo parere, le richieste della mozione sono già contenute nella nuova Strategia Cina del Consiglio federale e non si ravvisa pertanto alcun valore aggiunto, in caso di accettazione, rispetto allo status quo.
Anche il consigliere federale Ignazio Cassis - che proprio oggi dovrebbe essere eletto presidente della Confederazione per il 2022 - ha spiegato che le richieste della mozione sono già state soddisfatte proprio con quest'ultima Strategia. Il ministro degli esteri ha aggiunto che la Svizzera affronta in modo sistematico la questione dei diritti umani in tutte le relazioni bilaterali e multilaterali con la Cina.
Una minoranza, guidata da Carlo Sommaruga (PS/GE), ne ha chiesto invano l'approvazione, non considerando sufficienti i propositi formulati nella Strategia Cina. A suo avviso, è importante che il Parlamento esprima le proprie preoccupazioni in merito alla situazione dei diritti umani in Cina (Tibet, Uiguri, ecc).
La Svizzera deve lanciare un segnale politico per il mantenimento e il rafforzamento del dialogo sui diritti umani, a causa della posizione di superpotenza della Repubblica Popolare nonché della sua influenza. Il Consiglio federale non deve interessarsi soltanto agli aspetti commerciali nelle sue relazioni con la Cina, ha aggiunto il socialista ginevrino.
Ma la maggioranza degli Stati ha seguito il parere della sua commissione preparatoria e del Governo e ha bocciato in modo chiaro la mozione.