A Davos, Ignazio Cassis ha promosso «in modo mirato» la candidatura svizzera al Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Essendo l'unico Paese candidato, insieme a Malta, per i due seggi del blocco dell'Europa occidentale, l'elezione del 9 giugno sembra comunque scontata.
DAVOS - La riunione del Forum economico mondiale (WEF) che si è chiusa a mezzogiorno, dedicata in massima parte all'Ucraina, ha anche dato alla Svizzera l'opportunità di fare un ultimo sforzo per promuovere la sua candidatura al Consiglio di sicurezza dell'Onu. A Davos (GR), diversi leader stranieri hanno espresso un giudizio molto positivo.
Il presidente della Confederazione Ignazio Cassis non ne ha fatto mistero: quest'anno è venuto al WEF per preparare la conferenza di Lugano sulla ricostruzione dell'Ucraina, che si terrà all'inizio di luglio. Tuttavia, ha indicato alla stampa che la candidatura elvetica all'organo delle Nazioni Unite avrebbe potuto essere affrontata «in modo mirato» nei suoi incontri.
Ma lo sforzo per ottenere un numero sufficiente di voti il 9 giugno all'Assemblea generale dell'Onu è stato compiuto negli ultimi anni. «L'ho fatto ogni giorno negli ultimi cinque anni», ha detto Cassis. «Penso di poter dire che è tutto pronto e non ci aspettiamo sorprese», ha aggiunto.
Per essere eletta per due anni come membro non permanente del massimo organo dell'Onu a partire dal 2023, la Svizzera dovrà ottenere i due terzi dei voti. Ma essendo l'unico candidato, insieme a Malta, per i due seggi del blocco dell'Europa occidentale, questa elezione sembra essere scontata.
Assistenza umanitaria - A Davos, i politici di diversi paesi intervistati da Keystone-ATS ritengono che il profilo della Confederazione possa essere produttivo per il Consiglio di sicurezza in questo momento di tensione.
Berna «può contribuire molto», secondo il presidente colombiano Ivan Duque. Questi ha accolto con favore la candidatura di uno Stato che si è impegnato per lo sminamento nel suo paese, devastato da decenni di guerra.
«La Svizzera ha svolto importanti attività in termini umanitari», ha dichiarato il capo di Stato colombiano, che lascia il suo mandato quinquennale e ha incontrato il consigliere federale Alain Berset a Davos.
Da parte sua, l'inviato americano per il clima John Kerry ha discusso con il presidente della Confederazione. Rimane cauto nelle sue dichiarazioni per non oltrepassare il suo mandato e per non esprimersi al posto del presidente Joe Biden. Ma vede Berna come un «esempio» nella lotta contro il riscaldamento globale e ritiene che la «reputazione» del paese possa svolgere un ruolo positivo nell'organo esecutivo dell'Onu.
Per saperne di più sull'approccio statunitense sulla questione, i parlamentari sono un po' più loquaci. In particolare il senatore democratico Joe Manchin per lo Stato della Virginia Occidentale. L'ex governatore dello stesso Stato, che ora è considerato un piantagrane del partito per essersi opposto a Biden sul pacchetto di stimolo per uscire dalla crisi pandemica e, più recentemente, sull'aborto, parla più liberamente.
Riforma e multilateralismo - Nel bel mezzo della crisi ucraina, «abbiamo bisogno di questo tipo di intermediario», un paese capace di «unire», afferma Manchin, che fa parte del gruppo di amicizia con la Svizzera al Senato degli Stati Uniti. Ci sono molte sfide a cui la Svizzera può portare un contributo, come il cambiamento climatico e la sicurezza alimentare, ha aggiunto.
Di fronte ai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza, la Confederazione potrebbe spingere per una riforma dell'organismo, che sostiene da molti anni. Un approccio che anche i paesi africani vogliono promuovere.
Berna non dovrebbe farlo «solo per accontentare l'Africa», afferma il presidente ruandese Paul Kagame. Ma perché è necessaria una situazione più «equa» per tutti.
Più in generale, il presidente ruandese vede nella Svizzera un paese in grado di fare qualcosa per la salute globale, nel bel mezzo di una pandemia, ma anche per l'Ucraina. Berna «può portare la sua comprensione delle ragioni fondamentali e delle possibili soluzioni» al conflitto, ha aggiunto.
Anche nel blocco che la Svizzera rappresenterà in caso di elezione, l'atteggiamento è favorevole al suo ingresso nel Consiglio di sicurezza. «Siamo positivi», ha dichiarato il primo ministro belga Alexander De Croo che, insistendo «sull'esperienza della Svizzera e il suo ruolo di spazio neutrale», ha espresso l'auspicio che essa difenda soprattutto il multilateralismo.