Un "testa a testa" fino alla fine. Solo una manciata di voti ha permesso la risicatissima la vittoria del "NO".
BERNA - L'obiettivo era quello di abolire l’imposta preventiva e la tassa di negoziazione per le obbligazioni svizzere. L'ha però spuntata il 'NO' all'iniziativa che chiedeva una modifica della legge federale: il 52% dei votanti ha respinto l'oggetto, portato avanti dal consigliere federale Ueli Maurer (UDC).
Dai Grigioni il primo esito definitivo che accoglieva la modifica della legge federale sull’imposta preventiva con un 53.35% di Sì e un 46.65% di contrari (partecipazione al 48.26%). Anche il Ticino ha approva per un soffio l'iniziativa con un 50.2% di Sì e un 49.8% di No.
Reazioni
Secondo i fautori dell'abolizione parziale dell'imposta preventiva, la complessità del tema in votazione ha giocato un ruolo decisivo nel "NO" che va profilandosi alle urne. Comunque vada a finire, il consigliere nazionale Thomas Matter (UDC/ZH) vede un segnale positivo nell'esito serrato dello scrutinio.
«Personalmente sono quasi positivamente sorpreso», ha detto il democentrista zurighese alla radio svizzero-tedesca SRF. Negli ultimi anni sono state bocciate numerose votazioni su temi fiscali. Ma gli ultimi risultati mostrano che c'è una crescente consapevolezza che la prosperità sta indebolendosi, ha affermato Matter.
Gli avversari dell'abolizione dell'imposta anticipata sulle obbligazioni «sono riusciti a far paura alla popolazione con argomenti demagogici», ha commentato invece il consigliere nazionale Olivier Feller (PLR/VD). Il liberale-radicale vodese cita in particolare «le perdite fiscali fortemente ingrandite» avanzate dai contrari alla riforma o l'accusa secondo la quale la modifica della legge avrebbe favorito la cosiddetta frode fiscale.
Dal canto suo, il co-presidente del Partito socialista svizzero Cédric Wermuth vede il voto risicato di oggi come una conseguenza della massiccia campagna dei favorevoli all'abolizione parziale dell'imposta preventiva. A suo avviso alla fine, però, la popolazione ha capito che si trattava soltanto di un sussidio per poche multinazionali. Tuttavia, secondo il consigliere nazionale argoviese del PS, «dovremmo smetterla con questa politica che divide il Paese».
«Purtroppo oggi, a livello federale la riforma dell’imposta preventiva è stata rifiutata dalle cittadine e dai cittadini svizzeri. A livello cantonale però, la riforma è stata accettata con il 50,2% di Sì», ha commentato Marco Martino dell'Alleanza per la riforma dell’imposta preventiva. «Questo significa che siamo riusciti a far comprendere ad una parte della popolazione che il benessere delle aziende è anche il nostro benessere. Ci rammarichiamo che questo messaggio non sia passato ad un numero maggiore di popolazione votante».
«È il nostro quarto successo consecutivo, come PS, contro i privilegi fiscali (in questo caso di multinazionali e azionisti straricchi). Per noi è una grandissima vittoria. Questi sgravi fiscali vanno unicamente a favore delle fasce più ricche», ha commentato Fabrizio Sirica. «Eravamo PS e Verdi contro tutti, fondamentalmente: partivamo da percentuali elettorali molto minori e abbiamo un’altra volta convinto la maggioranza del popolo».
«Sarebbe stato uno strumento importante per le grandi aziende e per l'attrattività della piazza Svizzera, ma un no è un no e non abbiamo piani B», ha commentato il consigliere federale Ueli Maurer nel commento da Berna sui risultati delle votazioni. «Il Consiglio federale si rammarica naturalmente che questa modesta riforma dell'imposta alla fonte non abbia avuto successo. È evidente che la comprensione dell'economia da parte della popolazione sta diminuendo», ha quindi aggiunto.
Anche l'UDC Ticino non ha nascosto il proprio rammarico per il NO alla riforma dell’imposta preventiva a livello svizzero. «La riforma avrebbe rafforzato la Svizzera come piazza economica, avrebbe riportato denaro nel nostro Paese e avrebbe fornito allo Stato ulteriori entrate senza gravare sui contribuenti e sulle aziende. Questo NO aggrava ulteriormente la già difficile situazione economica e finanziaria. L’UDC sia nazionale che quella cantonale continueranno a battersi per una piazza economica solida e finanze statali sane».
Il voto nei Cantoni
Il voto nei comuni