L'addio del consigliere federale è sulle prime pagine dei maggiori quotidiani confederati, vediamone un excursus.
BERNA - La partenza del consigliere federale Alain Berset, annunciata ieri, è stata commentata dalla stampa con toni differenti.
Per il quotidiano friburghese La Liberté, la partenza di Alain Berset è tutto sommato logica. E arriva al momento giusto: la popolazione ha accettato la revisione dell'AVS e il destino del 2° pilastro non è più nelle sue mani.
Il fallimento della riforma del sistema sanitario è certamente un neo di Berset, «ma un altro ministro avrebbe fatto meglio?», si chiede La Liberté, che sottolinea come la sua gestione della pandemia abbia reso Alain Berset il consigliere federale preferito dagli svizzeri.
«Per quanto riguarda l'eco mediatico dei suoi affari privati (...) ne è uscito quasi indenne», sottolinea il quotidiano friburghese.
Per il Partito socialista, questa partenza è «una buona e una cattiva notizia», ha osservato La Liberté. È «una garanzia di visibilità per tutta la campagna elettorale per le elezioni federali di ottobre, di profilare personalità».
Con la sostituzione della bernese Simonetta Sommaruga con la giurassiana Elisabeth Baume-Schneider, il giornale prevede che gli svizzerotedeschi non si lasceranno sfuggire l'occasione. «A meno che i risultati delle prossime elezioni non mescolino le carte. Un nuovo successo per i Verdi e i Verdi liberali darà inevitabilmente luogo a vocazioni».
Le Temps
Grazie alla sua capacità di compromesso e al suo pragmatismo, Alain Berset è stato uno dei consiglieri federali più potenti, secondo Le Temps. Il quotidiano sottolinea che il socialista friburghese ha anche lanciato mercoledì la campagna per le elezioni federali.
Il quotidiano puntualizza la sua capacità di uscire dalla crisi del Covid «nonostante le fortissime pressioni e gli attacchi di una violenza inaudita», nonché il successo della revisione dell'AVS.
Ma Le Temps evidenzia anche i fallimenti di Berset, in particolare i costi della sanità e i premi delle casse malattie, che hanno continuato ad aumentare. E sul dossier europeo, il socialista si è «nascosto», si rammarica il giornale.
Watson.ch
L'uscita di Alain Berset dal Consiglio federale era inevitabile. Non aveva più nulla da guadagnare in questa funzione. Al massimo ci si può stupire che l'annuncio sia stato fatto con sei mesi di anticipo. Lo si può interpretare come un favore al suo partito.
Il bilancio dei suoi dodici anni a capo del Dipartimento federale dell'interno è stato limitato, cosa che lui stesso ha indirettamente riconosciuto. Ci si può chiedere se Alain Berset avrebbe potuto fare meglio. In definitiva, però, ha fallito a causa di un problema ben noto: quando si tratta di previdenza vecchiaia e di politica sanitaria, c'è un noto blocco delle riforme.
Alain Berset è un politico eccezionalmente intelligente e carismatico per gli standard svizzeri. Con la pandemia, ha dovuto gestire la più grande crisi che la Svizzera abbia mai conosciuto dalla Seconda Guerra Mondiale. Non lo ha fatto in modo impeccabile, ma la maggioranza della popolazione lo ha sostenuto. Negli ultimi mesi, in qualità di presidente della Confederazione, ha davvero cercato di apparire sulla scena internazionale. Forse lì lo attende un nuovo lavoro.
Blick
Secondo il Blick in lingua tedesca, «Alain Berset non ha veramente ottenuto molto: il suo prestigioso progetto - la riforma congiunta dell'AVS e delle casse pensioni - è fallito davanti al popolo. I costi della sanità, il secondo grande cantiere del dipartimento, continuano a crescere».
Certo, scrive l'editorialista, «Alain Berset è riuscito a imporre misure di risparmio - sul prezzo dei farmaci e, in parte, sulle tariffe mediche. Ma anche qui non c'è sollievo» . «In modo cinico», afferma, «si potrebbe dire che l'unica grande eredità è che un consigliere federale socialista ha aumentato l'età pensionabile delle donne a 65 anni».
Giornali del gruppo CH Media
Le dimissioni di Alain Berset sono un regalo per il partito. Il PS riceve una spinta per le elezioni. A differenza delle elezioni per la sostituzione di Simonetta Sommaruga dello scorso dicembre, la direzione del partito non limita più il campo dei partecipanti. I politici della Svizzera romanda e tedesca possono presentarsi.
In termini di mobilitazione - e questa è la sfida delle elezioni federali - il PS sarà il vincitore. Tuttavia, l'elezione del Consiglio federale a dicembre comporta anche un elemento di imponderabilità. Il seggio di Alain Berset sarà assegnato per ultimo. Questo apre la porta ai giochi degli altri partiti. Il PS deve difendere la sua posizione di secondo partito del Paese, altrimenti diventerà scomodo.
Südostschweiz
Alain Berset ha guidato la Svizzera nel difficile periodo della pandemia in modo abbastanza brillante, ha fatto accettare l'ultima revisione dell'AVS dal popolo, anche se di stretta misura, ma non è riuscito a tenere sotto controllo i costi della sanità a lungo termine. Non è stato il miglior consigliere federale che la Svizzera abbia mai conosciuto, ma nemmeno il peggiore.
Si poteva contare su di lui e sulle sue politiche: con tutta la moderazione e la modestia degli svizzeri, questo è un elogio che non sarà davvero macchiato da questioni private.
Tages Anzeiger
«Se n'è andato qualcuno che dava sempre più l'impressione di essere al di sopra di tutto. Qualcuno sul quale la critica non aveva presa. Che ha potuto concedersi un numero insolito di cose in quel Paese fin troppo corretto che è la Svizzera. Coronaleaks», scandali per ricatti, voli privati problematici (nei cieli francesi): la pressione è aumentata solo di recente, ma Berset l'allontanava con un sorriso. Forte della sua aura di «ministro delle crisi» (ma) ad eccezione del suo ruolo nella gestione della pandemia, Alain Berset presenta un bilancio politico modesto. Anche se, dopo anni di lotte, lo scorso autunno è riuscito a far approvare una riforma limitata dell'AVS. La riforma del 2° pilastro, invece, si fa ancora attendere. E i costi della sanità sono di nuovo alle stelle.
NZZ
«È il momento giusto per andarsene, dopo dodici anni di funzione, ha dichiarato Alain Berset». (...) Ma nella sala, era chiaro ai presenti che Alain Berset aveva perso 'il momento giusto' da tempo. Avrebbe dovuto andarsene dopo la revoca delle ultime misure anti-Covid all'apice della sua carriera e della sua forza (...). Oggi, lascerà dietro di sé il ricordo delle vicende (degli ultimi mesi), di un Mitterrand in miniatura a cui la Svizzera romanda ha lasciato passare più cose della Svizzera tedesca.