Una neo-costituita alleanza di privati e organizzazioni ambientaliste ha lanciato un referendum contro la norma approvata in Parlamento.
BERNA - La nuova Legge su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili non garantisce una protezione efficace della natura e del paesaggio.
È il parere di una neo costituita alleanza di privati e organizzazioni ambientaliste - "Bündnis für Natur und Landschaft Schweiz", "Alleanza per la natura e il paesaggio" - che intende combattere questa norma, approvata dal parlamento in settembre, mediante referendum.
Nel mirino delle critiche del comitato promotore del referendum, presentatosi oggi davanti ai media a Berna, figurano la maggior parte delle organizzazioni ecologiste elvetiche, colpevoli a loro avviso di aver approvato una legge che sacrifica la natura e il paesaggio a vantaggio di una maggior produzione di elettricità da fonti pulite.
La legge dà la priorità alla costruzione o ampliamento degli impianti per la produzione di corrente da fonti rinnovabili lasciando in secondo piano aspetti altrettanto importanti, come la tutela del paesaggio, secondo i promotori della consultazione popolare.
L'Alleanza, fondata in vista del referendum, ha tempo fino al 18 gennaio per raccogliere le 50 mila sottoscrizioni necessarie allo svolgimento della consultazione.
Dopo il referendum, l'organizzazione intende sostenere altri progetti, tra cui un'iniziativa popolare che chiede di sfruttare appieno il potenziale di edifici e infrastrutture per la produzione di elettricità grazie ai pannelli prima di realizzare parchi solari nel paesaggio.
La legge
Uno degli obiettivi della Legge è rafforzare la sicurezza dell'approvvigionamento durante la stagione invernale: entro il 2040 bisognerà aumentare la produzione di corrente da rinnovabili di almeno 6 Terawattora (TWh). Di questi, almeno due TWh dovranno essere disponibili in modo affidabile (leggi: idroelettrico).
Più in generale, 35 TWh di elettricità dovranno essere prodotti nel 2035 utilizzando energie rinnovabili - l'energia idroelettrica esclusa - e 45 TWh nel 2050. Le esigenze per l'idroelettrico sono fissate a 37,9 TWh e 39,2 TWh.
Per riuscirci il Parlamento ha deciso che i grandi impianti idroelettrici, fotovoltaici, eolici e di pompaggio-turbinaggio potranno essere costruiti più facilmente. Essendo ora dichiarati di interesse nazionale, avranno, a determinate condizioni, la priorità sulla tutela della natura e del paesaggio. Non potranno tuttavia essere realizzate nuove infrastrutture nei biotopi di importanza nazionale o nelle riserve di uccelli acquatici e migratori, a eccezione dei nuovi margini proglaciali e delle pianure alluvionali alpine.
Come già noto, sono previsti anche una quindicina di progetti di centrali idroelettriche, peraltro già definiti da una tavola rotonda. Fra di loro figura l'innalzamento della diga del Lago del Sambuco in Valmaggia con l'annesso l'ampliamento della centrale di Peccia. Durante le discussioni il Parlamento ha anche aggiunto l'impianto Chlus, in Prettigovia (GR).
Pannelli, no obbligo generale su facciate
Dopo lunghe discussioni, il parlamento ha tuttavia deciso - contro il parere del campo rosso-verde - che non ci saranno obblighi circa l'installazione di pannelli solari sopra i posteggi, né sui tetti delle case o sulle facciate.
Inizialmente, il Nazionale voleva un obbligo generale (ossia tutti i nuovi edifici che si prestano e quelli che subiscono ristrutturazioni importanti), ma vista l'opposizione degli Stati ha deciso di limitare tale vincolo agli immobili nuovi che hanno una superficie al suolo superiore a 300 metri quadrati.
Circa i deflussi minimi, le Camere hanno deciso che l'allentamento delle prescrizioni in materia di deflusso residuale per le centrali idroelettriche vale solo in caso di penuria.