«Le zone di confine in Ticino e a Basilea, ad esempio, sono strettamente interconnesse dal punto di vista economico»
BERNA - Berna non intende introdurre per il momento controlli più severi alle frontiere con l'Italia nei confronti dei profughi. Lo ha affermato oggi la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider a margine della riunione a Lussemburgo dei ministri della giustizia e dell'interno dei paesi dello spazio Schengen, di cui la Svizzera fa parte. La responsabile del DFGP ha tra l'altro approfittato del vertice per discutere con la responsabile del dicastero dell'interno tedesco Nancy Faeser dei controlli più severi introdotti dalla Germania al confine con la Confederazione.
I lavori dei ministri del cosiddetto Consiglio GAI (per giustizia e affari interni) si sono incentrati sulle attuali sfide connesse alla situazione migratoria, in particolare la lotta contro i passatori, e sulle conseguenze della situazione in Medio Oriente per la sicurezza interna, riferisce il Servizio di comunicazione del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP, cui competono dossier che all'estero sono nelle mani dei ministri dell'interno) in una nota diramata questa sera.
Lunedì la Germania ha annunciato l'introduzione di controlli al confine con la Svizzera a causa dell'elevato numero di profughi che tentano di entrare sul suo territorio. In un incontro bilaterale con Baume-Schneider, la responsabile del Ministero tedesco dell'interno e della patria Nancy Faeser (Partito socialdemocratico) ha ricordato che la decisione è stata motivata dalla lotta contro le attività dei passatori, che recentemente hanno causato un incidente mortale in Germania. La settimana scorsa in Baviera il veicolo di un sospetto trafficante di esseri umani si è schiantato mentre cercava di sfuggire alla polizia. Sette persone avevano perso la vita.
Berlino e Berna si sono accordate su un piano d'azione comune teso ad arginare la migrazione secondaria. Tra le misure figurano pattugliamenti congiunti e il potenziamento dello scambio di informazioni, che saranno intensificati, scrive il DFGP.
Controlli tedeschi provvisori
Interrogata da Keystone-ATS, sempre a margine della riunione di Lussemburgo, Faeser ha difeso i controlli alle frontiere introdotti «transitoriamente» con la Svizzera. Quasi un richiedente asilo su quattro arriva in Germania con l'aiuto di trafficanti di esseri umani, ha ricordato.
Faeser spera che la situazione migliori grazie al pacchetto comune dell'Ue su asilo e migrazione e ad altre misure, come il rafforzamento della protezione delle frontiere esterne, che non sono ancora in vigore. Ci vorrà tempo, ma «è l'unica soluzione possibile», ha dichiarato l'esponente del governo federale tedesco.
Una volta attuate queste misure, saremo di nuovo in grado di lavorare con frontiere aperte: «Questo è l'obiettivo di tutti noi, e non lo abbiamo perso di vista», ha sottolineato Faeser. Nello spazio Schengen non ci sono più controlli sistematici ai confini.
No a severi controlli con Italia
Per quanto riguarda quelli alle frontiere con la Svizzera, ha affermato che sono solo «parziali e adattati alla situazione». Ritiene importante che, per quanto possibile, non vengano ostacolati né il commercio transfrontaliero né il regolare traffico di confine.
«Siamo abituati a questo con l'Austria. Funziona molto bene e funzionerà altrettanto bene con la Svizzera». I controlli alle frontiere tra Austria e Germania sono già in vigore da otto anni.
Baume-Schneider ha detto a Keystone-ATS di comprendere questa misura dopo il «terribile incidente». Da parte sua, la Svizzera non vuole introdurre controlli più rigidi alla sua frontiera con l'Italia. Tuttavia, Berna ha già aumentato il numero di guardie di confine. Attualmente sono sufficienti controlli a campione rafforzati.
Guerra in Medio Oriente
Il Consiglio GAI si è occupato anche degli attentati terroristici in Europa e della situazione in Medio Oriente, condannando gli atti di violenza di Hamas in Israele e invitando entrambe le parti a proteggere la popolazione civile. Si è posto l'accento sulla protezione della popolazione e delle istituzioni minacciate in Europa.
A questo proposito, sempre sollecitata da Keystone-ATS, Baume-Schneider ha espresso fiducia nelle città, in particolare Berna, Zurigo e Basilea, in merito alla loro gestione delle manifestazioni. Tutti questi centri hanno deciso di proibire dimostrazioni per periodi di tempo più o meno prolungati, fino a una settimana.