È quanto scaturito oggi dai dibattiti al Consiglio degli Stati durante la sessione straordinaria sulla CEDU.
BERNA - La Svizzera non deve denunciare la Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU), ma deve tuttavia ricordare alla Corte europea dei diritti umani (Corte EDU) che non deve ammettere i ricorsi di associazioni che perseguono scopi ideali.
È quanto scaturito oggi dai dibattiti al Consiglio degli Stati durante la sessione straordinaria sulla CEDU.
Dopo aver respinto nettamente (37 voti a 6) una mozione di Jakob Stark (UDC/TG) che chiedeva di denunciare la CEDU, il plenum ha invece accolto per 32 voti a 12, contro il parere del campo rosso-verde ma con quello positivo del Consiglio federale, una mozione di Andrea Caroni (PLR/AR).
Quest'ultimo atto parlamentare, che dovrà ancora passare al vaglio del Nazionale, chiede al governo di agire in concerto con altri Stati per far capire ai giudici di Strasburgo di essere andati troppo lontano nella loro sentenza - vincolante e non appellabile - del 9 aprile scorso, quando hanno condannato la Svizzera per violazione dei diritti umani in ambito ambientale dando così ragione all'associazione Anziane per il clima.
Sebbene la richiesta Stark non avesse alcuna possibilità di essere accolta - poiché giudicata esagerata alla luce di una sola sentenza, per quanto irritante - è apparso subito chiaro che la mozione Caroni toccava i tasti giusti. Stando al "senatore" appenzellese, con la sentenza della primavera scorsa la Corte EDU ha ammesso il ricorso di un'associazione che persegue scopi ideali benché ciò sia escluso dall'articolo 34 della CEDU.
Oltre a ciò, ha criticato, i giudici hanno visto nell'articolo 8 della CEDU un diritto giustiziabile alla protezione del clima che tuttavia non vi figura e che è stato respinto dagli Stati, ignorando nel contempo il legittimo margine di apprezzamento dei Paesi che aderiscono alla CEDU.
Alla luce di questi elementi, a parere di Caroni il Consiglio federale dovrebbe negoziare, assieme a altri Stati, un nuovo protocollo che imponga limiti chiari all'istituzione. In caso contrario, la Corte EDU rischia di perdere il suo bene più importante: la sua credibilità e l'accettazione.
Un parere condiviso anche da Daniel Jositsch (PS/ZH) - in controtendenza rispetto ai suoi colleghi di partito, n.d.r - secondo cui la corte non ha il diritto di rimproverare agli Stati che fanno troppo poco per la protezione del clima, allontanandosi in questo modo dal suo compito, ossia la protezione individuale dei diritti fondamentali.
Di parere opposto il resto del campo rosso-verde, secondo cui la mozione Caroni metterebbe in pericolo l'indipendenza della corte, in un momento storico in cui lo stato di diritto e i diritto umani sono sotto pressione anche in Europa. Per Carlo Sommaruga (PS/GE), accogliendo questa mozione, la Svizzera fa comunella con Paesi come l'Ungheria o la Turchia.
Una affermazione che non ha lasciato indifferente il "senatore" Jositsch secondo cui la sentenza contro la Svizzera non farà invece che corroborare i pregiudizi negativi di questi due Paesi nei confronti della Corte. Questa sentenza rischia di indebolire i diritti umani, non di rafforzarli, ha sottolineato Jositsch, professore di diritto all'Università di Zurigo.
Prendendo la parola, il "ministro" di giustizia e polizia, Beat Jans, ha esordito riaffermando l'importanza della CEDU per la credibilità della Svizzera e della sua politica estera - e il "no" a un'eventuale denuncia - visto che la protezione dei diritti umani è iscritta nella nostra Costituzione. Tuttavia, a nome del governo, Jans si è detto disposto ad accogliere la mozione Caroni.
Il Consiglio federale è infatti critico nei confronti della sentenza giacché convinto che la Confederazione faccia già abbastanza in materia di protezione del clima, come dimostra la revisione della legge sul CO2 che il Parlamento ha adottato nel marzo scorso e che dovrebbe entrare in vigore a inizio 2025. L'esecutivo respinge inoltre l'estensione del diritto di ricorso delle associazioni alle questioni climatiche, ha affermato Jans.