Due esperte legali contestano i respingimenti alla frontiera e in particolar modo quelli collettivi e quelli dei minori non accompagnati
COMO - Il caso dei migranti di Como continua a far versare litri d’inchiostro. Ma di soluzioni, al momento, nemmeno l’ombra.
La diatriba esplosa tra Gaffuri e Gobbi sembrava conclusa. Ma il rifiuto della Svizzera, e del Ticino in particolare, di creare un corridoio umanitario che permetta ai richiedenti l’asilo di attraversare il nostro paese per raggiungere la Germania potrebbe avere risvolti inattesi.
Infatti, come dichiarato da alcuni legali giunti sul luogo al quotidiano la “Provincia di Como”, la Svizzera non rispetterebbe delle norme del regolamento di Dublino. «Abbiamo riscontrato grosse violazioni da parte della Svizzera in fatto di respingimenti alla frontiera» dichiara Elena Rozzi, un operatrice legale torinese.
L’avvocatessa, in compagnia di una collega, è giunta a Como per parlare con migranti e volontari ed offrire loro un momento di formazione legale. «Hanno gravi carenze di informazioni sui loro diritti» spiega Rozzi al quotidiano lariano.
L’avvocatessa sottolinea come molti migranti siano stati rimandati indietro nonostante avessero espresso chiaramente la volontà di richiedere asilo politico in Svizzera. I respingimenti collettivi e quello dei minori non accompagnati sono una «grave violazione del regolamento di Dublino».
Rozzi ha raccolto diverse testimonianze di famigle che sono state separate, con un membro che ha ottenuto l’asilo e altri che invece sono stati respinti.
Le due esperte legali promettono battaglia e, come segnala “La Provincia di Como” sono pronte a ricorrere contro la Svizzera alla Corte europea dei diritti dell’uomo.