Luci rosse: la legge dichiara guerra ai protettori. Ma le prostitute non denunciano. Il racconto di chi lavora nel settore
LUGANO - L'Audi nera con i vetri oscurati è lì, in bella vista: aspetta davanti a uno dei postriboli di Pazzallo. Chiediamo di chi è: lo staff del locale non si sbottona. Ci scaccia in malo modo, strattonando. «Papponi? Qui non ce ne sono». Ma le segnalazioni arrivate alla Teseu, la sezione della Polizia cantonale che si occupa di prostituzione, dicono diversamente.
L'incasso della serata - Le auto nere con i vetri oscurati, le targhe dell'Est Europa, sono una costante nel "distretto del sesso" alla periferia di Lugano. «Le ragazze si avvicinano e consegnano al conducente parte dell'incasso della serata» ammette un addetto alla sorveglianza. Porsche, Audi, Bmw. Il rito si ripete ogni sera: i "papponi" si aggirano per i posteggi, ritirano i soldi dalle ragazze e ripartono.
«Mani legate» - I protettori delle prostitute sono un problema per la Polizia cantonale ma anche per il Gran Consiglio: ieri la sottocommissione coordinata dal Plr Giorgio Galusero ha proposto una modifica ad hoc alla legge sul settore, per contrastare il fenomeno. «La polizia al momento ha le mani legate: le prostitute hanno paura di denunciare» spiega Galusero. «Il fenomeno però è sotto gli occhi di tutti».
Via vai fino a notte fonda - I macchinoni scuri «arrivano puntuali attorno all'orario di chiusura, ogni notte» osserva chi frequenta i locali di Pazzallo. I postriboli vietano loro l'ingresso «perché spaventerebbero i clienti» spiega a tio.ch/20minuti un dipendente, ma il business continua dietro l'angolo e nessuno lo nega. Le prostitute vengono minacciate di violenze e ritorsioni, magari sulle famiglie nei paesi d'origine: anche le associazioni no profit che lavorano nel campo ne sono al corrente.
L'associazione - «Le ragazze li chiamano "fidanzati" o "mariti", in realtà sono i loro aguzzini. Di rado ne parlano, ma a volte capita» spiega Monica Marcionetti dell'antenna MayDay, che in Ticino offre assistenza sanitaria e burocratica alle professioniste del sesso. «Difficilmente le vittime riferiscono direttamente dei propri casi personali».
Protezioni a chi denuncia - Per contrastare l'omertà, la proposta di legge approvata ieri in Gran Consiglio introduce un permesso di soggiorno «temporaneo» per le prostitute che denunceranno i protettori. Il Cantone dovrebbe fornire anche un appartamento protetto e un sostengo finanziario, per la durata delle indagini e del processo.
«Le cose non cambieranno» - Non è detto, però, che tenutari di bordelli e affittacamere siano disposti a collaborare. Secondo uno di loro, intervistato sotto anonimato, «devono essere le vittime a denunciare». Ma al riguardo si dice poco fiducioso. «Non potrebbero più tornare nel paese d'origine. A noi raccontano di botte e violenze indicibili. Una protezione temporanea da parte del Cantone? Non basterà a cambiare le cose».