Cerca e trova immobili

CANTONELa moda “una solida realtà”? «È arrivato il momento di fare chiarezza»

10.05.19 - 08:47
All’indomani della notizia del gruppo Kering costretto a pagare 1.25 miliardi di euro per evasione fiscale, arriva la dura denuncia dell’MPS sulla fantomatica fashion valley ticinese.
Tipress
Kering Luxury Goods International a Cadempino
Kering Luxury Goods International a Cadempino
La moda “una solida realtà”? «È arrivato il momento di fare chiarezza»
All’indomani della notizia del gruppo Kering costretto a pagare 1.25 miliardi di euro per evasione fiscale, arriva la dura denuncia dell’MPS sulla fantomatica fashion valley ticinese.

LUGANO - È arrivato il momento di fare chiarezza su quello che da anni si va ripetendo in Ticino, e cioè che il settore della moda e dei grandi marchi nel nostro Cantone rappresenti “una solida realtà”.

La richiesta di chiarezza arriva all’indomani della notizia in merito al gruppo Kering il quale  grazie a «una stabile organizzazione occulta» costituita dalla società ticinese Luxury Goods International, con sede a Cadempino -  dovrà sborsare la bellezza di 1.25 miliardi di euro al fisco italiano per evasione fiscale.

A chiedere di fare chiarezza è l’MPS, che vuole capire se la Luxury Goods International (LGI) «ha beneficiato di appoggi che gli hanno permesso di far figurare attività mai svolte nel nostro cantone», e soprattutto il partito intende valutare se davvero siano credibili le «valutazioni fornite finora sul potenziale di crescita e gli sbocchi professionali in Ticino offerti dal settore Moda».

Gente che figura domiciliata qui, ma abitava in Italia - Tempo fa avevamo riferito che  le attività di commercializzazione della Luxury Goods International  venivano svolte in Italia e non in Ticino. In sostanza, quello che si mormora è che il gruppo faceva figurare come dipendenti della LGI alti quadri, che in realtà non hanno mai lavorato nel nostro cantone, solo per giustificare le attività della LGI stessa. «Anche l’attuale CEO di Gucci, Marco Bizzarri, e l’ex Ceo, Patrizio di Marco, - scrive l’MPS -  figuravano come residenti nel nostro cantone e avrebbero ottenuto la tassazione secondo il dispendio. I due hanno richiesto il permesso B lo stesso giorno e avevano il loro “domicilio” nella stessa residenza di Paradiso. Eppure nemmeno questa “strana coincidenza” sembra aver risvegliato l’interesse delle autorità preposte ai controlli. A quanto pare non ci sono mai state verifiche né al loro domicilio né all’ipotetico posto di lavoro».

L’MPS ha segnalato il caso al Procuratore pubblico e chiesto l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta per fare chiarezza e capire se vi siano state eventuali connivenze in seno alle amministrazioni cantonale o comunali.

Scenari inquietanti - Insomma che non sia proprio tutto tutto oro quel che luccica nello sfavillante settore della moda lo dimostrano fatti come la fuga di Armani dal Ticino dopo aver raggiunto un accordo con il fisco italiano, il sequestro del marchio di calzature Ishikawa, con sede a Lugano, e poi i presunti abusi  di sfruttamento alla Philippp Plein.

La moda vale l'1% - Scrive l’MPS: «Bisogna inoltre fare chiarezza sulle cifre che riguardano il settore Moda e sugli studi che il cantone ha commissionato per determinare le scelte per lo sviluppo economico. Recentemente anche Bak Economics ha ridimensionato il peso di questo settore: ‘La sua quota sul valore aggiunto nominale totale dell’economia ticinese è pari all'1% circa’, ha detto in un’intervista il presidente della direzione. Come è possibile che, appena qualche anno fa, questo settore sia stato definito in diversi studi “promettente” e che il cantone abbia deciso di farne uno dei quattro settori su cui puntare in futuro?».

Una delle tante domanda che portano a  voler conoscere quali sarebbero «i reali sbocchi che offre il settore moda in vista della realizzazione della scuola di Moda di Chiasso». E aggiunge l’MPS: «Far lievitare il dato relativo al numero di aziende e dei posti di lavoro semplicemente includendo nel conteggio anche la fabbricazione di orologi, occhiali, la raffinazione di metalli preziosi e altro non serve a garantire un lavoro ai futuri laureati. Ci vogliono dati reali sui posti di lavoro, il tipo di professioni e le retribuzioni offerte dal settore».

 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 

roma 5 anni fa su tio
In Ticino la moda è un affare per gli amici...degli amici.

rompibal 5 anni fa su tio
E poi ci chiediamo perchè siamo ancora nella lista nera.
NOTIZIE PIÙ LETTE