Al via il processo alla coppia che per anni avrebbe abusato sessualmente dei figli, filmando le scene. Ecco come la gente del posto vive una vigilia da brividi
BELLINZONA – Da mercoledì si troveranno alla sbarra, a Lugano. Il processo sarà a porte chiuse (eccezion fatta per i media). Lui, 50 anni. Lei, 45. Marito e moglie, entrambi italiani, che in una sperduta località del Bellinzonese avrebbero commesso ripetutamente abusi sessuali sui figli, filmando le loro atroci gesta. Un orrore indicibile emerso solo dopo che la figlia ha avuto la forza di confidare le sue sofferenze a una persona adulta. Da lì, sono scattate le indagini, e in seguito, nel 2016, le manette per la coppia di mostri, che nel frattempo avrebbero pure parzialmente ammesso i fatti.
Ansia e angoscia – Tio/20minuti si è recato con la telecamera sul posto. Davanti a quella casa degli orrori. Non per morbosità. Bensì per cercare di capire come la gente del luogo, un tranquillo e insospettabile angolo di Ticino, sta vivendo la vigilia di un momento tanto delicato. «Mi auguro una pena esemplare – dice una residente – la comunità è sconvolta. C’è comunque omertà su questa vicenda. La vigilia del processo la vivo con ansia».
Le macchine della polizia – Anche un’altra signora non nasconde l’angoscia. «Vedevamo le macchine della polizia andare avanti e indietro – ammette – mi facevo tante domande. Non vorrei mai che succedesse ai miei nipoti quello che è successo a quei ragazzi». Poi la commozione. Gli occhi lucidi. «Sono emozionata, scossa. Sembra incredibile. Quelli che toccano i bambini bisognerebbe murarli vivi e lasciarli morire lì. Spero gli diano la pena che meritano».
Un ambiente tetro – Il cielo grigio. Le foglie ingiallite sull’asfalto. L’atmosfera umida e tetra. Il grande silenzio oltre quel cancello. L’enorme giardino. Tutto è trasandato nella casa dei mostri, ormai abbandonata da tre anni. Ma la gente non dimentica. «La prima volta che ho sentito di questa storia ci sono rimasto molto male, amareggiato – racconta un signore – quella era gente riservata. Avevano la casa recintata, con i loro cani. Ci sentiamo un po’ frustrati. Il processo, per conto mio, va a finire in niente. Scusate se sono diretto».
Un uomo dai due volti – La coppia dovrà rispondere delle ipotesi di reato di incesto, violenza carnale, coazione sessuale, atti sessuali su fanciulli e pornografia dura. In alcuni verbali i due avrebbero dichiarato di avere commesso quelle gesta per ravvivare la loro vita sessuale. Della 45enne coinvolta nel caso si sa ancora poco. Intanto, dal carcere della Stampa, trapelano informazioni indicative sul comportamento del 50enne. Da una parte ci sarebbe una certa arroganza nel modo di porsi. Dall’altra, si manifesterebbe una determinata remissività.
Botte in carcere – L’uomo a volte le sparerebbe davvero grosse. Ma poi risulterebbe caratterialmente sottomesso. In un’occasione avrebbe addirittura sostenuto che stare in carcere per lui sarebbe comunque meglio che stare a casa con la moglie. Più volte sarebbe stato malmenato fisicamente da altri detenuti.