Dimessa di recente dall’Ospedale La Carità, la 62enne racconta la sua odissea
La donna se la prende con alcuni politici: «Hanno prediletto l’economia. Infermieri eroici invece»
LOCARNO - Si chiama Carla, è una simpatica 62enne di Losone. Ed è la prima paziente dimessa dall’Ospedale La Carità di Locarno, dopo avere preso il nuovo coronavirus. A Tio/ 20Minuti racconta la sua Odissea.
Si inizia con la febbre – È sabato 14 marzo. Sono le 16.30 quando Carla varca la porta d’uscita dell’ospedale. Con lei c’è anche l’amico Orlando Guidetti, cronista, direttore del periodico "Ticino Oggi". È lui il nostro aggancio. La donna è barcollante, è debole. Ma è felice di avercela fatta. «Tutto ha avuto inizio il 28 febbraio. Prima di tutto con febbre a 38 e mezzo, come accade per una normale influenza di stagione».
Parte il calvario – Quell'influenza, però, si trasforma, strada facendo, in un calvario. «Sono sempre stata in contatto telefonico con la mia dottoressa di fiducia. Fino a domenica 8 marzo, quando sfinita dallo stato febbrile, ho chiamato il numero d’emergenza messo a disposizione dal Cantone».
Il ricovero – Alle due e mezza di notte le mandano un’ambulanza. «Sin dalla mia entrata alla Carità, ho trovato dei veri professionisti, persone competenti, eroiche e disponibili. I medici e il personale di cura si fanno in quattro per il paziente».
Cure pesanti – Carla racconta di avere sofferto molto. Il virus le ha attaccato anche le vie respiratorie. «Anche se non rappresentavo uno dei casi più gravi. Dopo quello che ho passato, non voglio nemmeno immaginare come sta chi è messo peggio di come lo fossi io. Avevo gravi difficoltà respiratorie, mi sentivo soffocare, ho preso una polmonite parecchio forte. Per fortuna non sono stata intubata. Le cure medicamentose sono tutt’altro che come prendere un’aspirina. I giovani, gli anziani devono capire che questo virus non è da sottovalutare. È veramente una bestia cattiva».
Un’unica delusione – La donna ora si trova a casa sua, in quarantena. «Ho un’unica delusione, verso determinate istituzioni che sono state inesistenti nei confronti di noi cittadini. Alcuni politici hanno anteposto il lato economico a quello della salute pubblica. Questi politici e tecnici dovrebbero provare ad andare per un solo un giorno al fronte, con gli eroi delle corsie mediche. Forse allora sarebbero in grado di prendere delle decisioni sensate e tempestive».