Post Covid-19. Lo sfogo dell'esercente Dan Harroch: «Regole troppo severe. Forse era meglio attendere giugno».
«Tanti di noi – tuona il 58enne – sono anche confrontati con proprietari che non sono disposti a fare sconti sull'affitto. Nemmeno di fronte a un'emergenza simile. In molti sono finiti sotto avvocato».
«Non voglio dare la colpa a nessuno. Solo che veramente non so cosa fare. E nella mia situazione ci sono tanti altri esercenti ticinesi». Dan Harroch, 58enne esercente di Lugano, non sa dove sbattere la testa. Il post Covid-19 per lui rischia di trasformarsi in un incubo. Tanto quanto lo era la pandemia. Lunedì 11 maggio, come tutti gli altri suoi "colleghi", potrebbe riaprire il suo snack bar. «Ma facendo due calcoli, mi viene da piangere».
Le fragilità del sistema – La situazione di parecchi ristoranti e bar nella Svizzera italiana è drammatica. Due mesi di lockdown hanno messo a nudo tutte le fragilità del sistema. E ora che si tenta di ripartire, le misure igieniche e di distanziamento sociale imposte dalle autorità rappresentano un'incognita di non poco conto. «A tanti locali non conviene aprire. Perché ci sono così pochi posti che se poni limitazioni numeriche o di distanziamento alla clientela, non ti arriva nessuno. I ristoranti se la passano forse un po' meglio dei bar. Noi siamo davvero messi male».
Tante spese supplementari – Ma non è solo questo a inquietare Harroch. «Lo spettro del fallimento non mi fa dormire. Se decido di tenere chiuso, probabilmente fallisco. Ma rischio di fare la stessa fine anche aprendo. Le spese supplementari sono tante. Bisogna pensare ai disinfettanti, al plexiglas... A un sacco di cose. In 30 anni di lavoro non mi sono mai ritrovato in una situazione del genere. Non so se arrabbiarmi, se piangere... Tanti come me hanno investito tutto il loro capitale nel proprio esercizio pubblico. In giro c'è panico, c'è disperazione. Oltre che una grande confusione. Cosa faccio? Ordino la merce, col rischio che tra due settimane mi fanno richiudere di nuovo? Forse era meglio aspettare giugno. Vedo che la gente non è psicologicamente pronta per ripartire con serenità. Al momento non ci sono turisti. E i ticinesi hanno paura di venire al bar. Berna ci ha messo fretta».
Aiuti statali e prestiti – C'è poi un altro nodo da sciogliere. Gli esercizi pubblici che non apriranno non avranno diritto agli aiuti statali? «Aprire non deve essere un obbligo», aveva dichiarato a Tio/20minuti il presidente di GastroTicino, Massimo Suter. «Io non so cosa dire sugli aiuti pubblici – tuona Harroch –. Arrivano col contagocce. Capisco che a Bellinzona abbiano tanto da fare, ma c'è chi non ha ancora ricevuto i soldi di marzo. In questo sono stato abbastanza fortunato. Anche se poi bisogna contestualizzare anche la questione dei prestiti. Solo il primo anno gli interessi sono a zero. E per fortuna che me ne sono accorto leggendo bene tra le righe. I nuovi permessi per i frontalieri? Caos completo. E si sa benissimo che nella ristorazione c'è tanto personale italiano. Tanti di noi sono anche confrontati con un proprietario che non fa sconti sull'affitto. Nemmeno di fronte a un'emergenza di questo genere. E alcuni proprietari sono davvero benestanti, potrebbero chiudere un occhio, ma non lo fanno. In tanti sono finiti sotto avvocato».
Il futuro nella nebbia – Sconsolato. Affranto. Dan Harroch non sa cosa lo aspetta nelle prossime settimane. Tutto è avvolto dalla nebbia. «Quest'anno ci sarebbero stati i campionati europei di calcio. Sono stati posticipati. Io avevo investito tanto sul "villaggio degli europei". Ho perso almeno il 70% della cifra d'affari annuale. Come faccio a rialzarmi? Mi sembra di non avere futuro. So che a breve dovrebbero arrivare nuove indicazioni. Spero che siano chiare. Perché finora di chiarezza non ce n'è stata».