Giudizi pesanti nei confronti del lavoro della procura via "sms". Il procuratore generale: «Non li ho richiesti io»
Sarebbero stati espressi già nei mesi precedenti al giudizio del Consiglio della magistratura.
BELLINZONA - «Preoccupante». Poi «male» e infine «pessima». Sarebbero solo alcuni dei giudizi espressi dal presidente del Tribunale penale, il giudice Mauro Ermani, nei confronti di almeno tre procuratrici. Lo avrebbe fatto nei mesi scorsi, tramite dei WhatsApp scambiati con il procuratore generale Andrea Pagani.
Tre giudizi, questi, affidati al servizio di messaggistica istantanea per esprimere «delle valutazioni non tanto sulle persone quanto su alcune inchieste», sottolinea lo stesso Ermani che, interpellato dal Caffé, afferma tuttavia di non ricordare i precisi messaggi. Ma conferma l'abitudine a segnalare le lacune riscontrate nel lavoro dei procuratori a Pagani. Non più in aula, dopo espressa richiesta, ma tramite cellulare.
Non una novità, visto che in più circostanze - nel corso dei processi da lui diretti -, Ermani aveva espresso critiche anche importanti sulle modalità di inchiesta della polizia e della procura.
Insomma, sarebbe questa l'ennesima conferma dello zampino del presidente del Tribunale penale nella sonora bocciatura di cinque procuratori arrivata dal Consiglio della magistratura, organo interno di autodisciplina. In un altro messaggio Ermani parla di un processo in corso o appena terminato. Secondo lui l’inchiesta non sarebbe stata condotta nei modi opportuni.
Sembra, tuttavia, che il contenuto dei suddetti messaggi collimi solo in parte con le cinque bocciature del Consiglio della magistratura. Secondo il Caffé, infatti, ai suoi giudizi si sono probabilmente affiancati anche quelli di Pagani, cioè il diretto superiore dei 20 procuratori candidati alla rielezione.
Ermani, infine, ribadisce nuovamente il tono scherzoso del primo sms (al quale Ticinonline/20 Minuti aveva fatto cenno negli scorsi giorni). Rispetto alla versione proveniente dalla procura, dice al domenicale: «io ho scritto "se me la rubi trattamela bene". Vede, il tono è scherzoso».
Pagani: «Messaggi non richiesti da me» - Alla luce di quanto sopra, il Procuratore generale Andrea Pagani è intervenuto in mattinata per delle precisazioni: «I due ulteriori messaggi da parte del presidente del Tribunale penale cantonale a cui si fa riferimento (risalenti alla fine di luglio) non sono stati né suscitati né richiesti dal Procuratore generale, che ha ritenuto di non dover intervenire poiché contenenti delle considerazioni asseritamente trasmesse proprio al Consiglio della Magistratura nel contesto della procedura in corso per il rinnovo delle cariche di Procuratore pubblico», sottolinea in una nota stampa inviata ai media.