La richiesta presso le farmacie autorizzate è cresciuta enormemente
A questo si somma l'equivoco che il test venga rimborsato dalla Confederazione a tutti. In realtà ciò vale solo per chi presenta sintomi. E simularli non porta da nessuna parte. Ecco perché
BELLINZONA - «La richiesta più forte, che intasa tutte le linee, arriva da chi vuole andare in Italia a fare la spesa» afferma Ivano Oechslin, responsabile del Centro test rapidi di Amavita a Sant’Antonino.
Telefoni roventi - Sono undici in Ticino le farmacie autorizzate ad eseguire il test rapido Covid-19. Tutte, da alcuni giorni, hanno visto aumentare esponenzialmente le richieste. Da quando cioè la Lombardia è tornata zona gialla, i telefoni delle farmacie abilitate sono roventi e la prenotazione di un appuntamento può slittare anche di una settimana.
Il fraintendimento sul rimborso - Già, perché molti ticinesi sono semplicemente alla ricerca di una negatività che permetta loro di varcare il confine. A rafforzare la richiesta è subentrato il fraintendimento che la Confederazione rimborsi a chiunque i 57 franchi e 50…, ossia la tariffa federale di un test il cui un costo varia tra quella cifra e 87 franchi e 50, a seconda delle farmacie. Il rimborso c’è, ma vale solo per chi presenta sintomi compatibili con il coronavirus.
Spesa in Italia pagata da Berna? - L’equivoco, o la speranza, presso alcuni ha attecchito. «La Confederazione - spiega invece Federico Tamò, titolare della Farmacia Malè a Bellinzona - ha chiaramente detto quali sono i pazienti indicati per il test che può essere rimborsato solo a chi presenta sintomi. La popolazione, invece, ha interpretato le direttive con il proprio ideale di test rapido. Ossia un attestato per viaggiare o fare la spesa in Italia. Ma non sono chiaramente motivi riconosciuti validi per il rimborso».
I paletti contro i simulatori - Ci sarebbe anche il capitolo dei furbetti. Ma anche qui i paletti paiono stretti a sufficienza. «Non c’è nessuna farmacia che rilascerà un certificato per il viaggio in Italia a chi simula dei sintomi per fare il test gratuitamente» rassicura Tamò. La ragione è presto detta, come chiarisce anche Ivano Oechslin: «Chi fa il test rapido per andare in Italia se lo paga di tasca propria». E chi simula i sintomi? «Se una persona ha un sintomo, anche se il risultato del test è negativo, deve tornarsene a casa in quarantena. Non c’è quindi interesse a raccontare frottole. Tanto più che la negatività del test, se uno ha sintomi, deve essere confermata dal test PCR. Qualcuno arriva solo con l'idea del rimborso, ma di fronte alle direttive fanno marcia indietro. Oppure decidono di pagarsi il test. Non sarebbe chiaramente giusto che la Confederazione sovvenzioni chi va a fare la spesa in Italia».
Ma poi il test vale in Italia? - Un capitolo a parte, assai controverso, riguarda poi il fatto che basti il risultato di un test negativo eseguito nelle ultime 48 ore per recarsi all’estero per motivi non urgenti, come il far spesa. Sul tema i pareri contraddittori si sprecano. Vi è però una certezza: la polizia italiana è propensa a elargire multe salate.