Lo racconta un cameriere senza impiego: «Passavo le giornate a fare pulizie e a servire caffè ai padroni».
Massimo Suter, presidente di GastroTicino, loda comunque la categoria: «Capisco la frustrazione di chi non aveva il posto. Ma grazie alla determinazione di tanti esercenti, in molti si sono salvati».
BELLINZONA - Essere senza impiego nella ristorazione, fare un piano occupazionale e non avere nessuno da servire a causa del Covid-19. È l'incubo raccontato da un 50enne dopo un'esperienza in un albergo del Bellinzonese. Il ristorante poteva stare aperto, essendo legato a una struttura alberghiera. Ma non trovandosi in una località turistica, l'hotel non aveva praticamente clienti. «E così ho passato settimane intere a fare pulizie o a preparare caffè per i padroni. È stato umiliante».
La tensione che cresce – Non fa polemica il nostro interlocutore. Ma si sfoga raccontando il suo febbraio da brividi. «Ho una lunga esperienza nel settore. Sono una persona formata, potrei anche occuparmi di apprendisti. Spero davvero di non ritrovarmi mai più in una condizione del genere. Alla fine si creava automaticamente tensione. Il mio piano occupazionale si è interrotto bruscamente».
Il problema di fondo – Ed è lo stesso sentimento d'impotenza vissuto anche da decine di altri lavoratori della ristorazione nel corso dell'inverno appena trascorso. «Non è sicuramente stato facile neanche per lo Stato creare dei piani occupazionali per il nostro settore – dice Massimo Suter, presidente di GastroTicino –. Si è cercato di tenere occupate le persone come si poteva, con soluzioni di ripiego, a volte con risultati come quello riportato. Non mi stupisce. Però il Cantone, giustamente, non vuole che la gente si abitui a fare niente». «Lo scopo era ovviamente nobile – riprende il 50enne –. Ma la frustrazione è stata enorme. Non mi sentivo più io. Colpa delle circostanze, certo».
Il merito degli esercenti – La più recente statistica pubblicata dalla Segreteria di Stato dell'economia (SECO) fa registrare una diminuzione dal 3,4% al 3,3% della disoccupazione in Svizzera. In Ticino il calo sarebbe di 0,3 punti. Al di là della reale attendibilità delle cifre, Suter ha una certezza. «La ristorazione ha retto l'urto della pandemia – afferma con orgoglio –, non si nota nessuna particolare variazione rispetto agli altri anni. Non c'è stato un boom di disoccupati. E il merito è degli esercenti. Siamo stati virtuosi, riuscendo a mantenere il personale in regime di lavoro ridotto o ricorrendo ad altre soluzioni. È stato fatto uno sforzo sociale enorme, non abbiamo sovraccaricato la disoccupazione. Trovo che la categoria meriti solo applausi».