La vita di Ketty, 17enne del Luganese, si è spezzata la sera del 12 febbraio scorso in un parcheggio di Grancia.
«Il dolore è ancora enorme, ma vogliamo guardare avanti e spingere affinché la voce dei giovani venga ascoltata e vengano concessi loro degli spazi adeguati», spiega Jessica. Che con le altre sorelle di Ketty ha creato il movimento "La Folla".
LUGANO - Il dolore provato quando una persona cara ci lascia in giovane età è difficile da superare. E spesso nemmeno il tempo riesce ad attenuarlo. Da una tragedia sconvolgente può però nascere qualcosa di positivo. In modo che una morte non sia fine a se stessa.
Era successo dopo il decesso di Damiano Tamagni - il giovane che perse barbaramente la vita nel febbraio del 2008 e che oggi dà il nome a una fondazione costituita per prevenire la violenza giovanile - e l'obiettivo è che succeda anche dopo la morte di Ketty, la 17enne la cui vita si è spezzata il 12 febbraio scorso a Grancia, a seguito di un terribile incidente.
Non si può tornare indietro... - Quella sera - ricordiamo - un'auto con a bordo cinque giovani andò a sbattere violentemente contro una scala in cemento nei pressi del Centro Lugano Sud, rovesciandosi poi sul tetto. La passeggera seduta sul sedile anteriore, Ketty, morì sul colpo a causa delle gravi ferite riportate, mentre il conducente 20enne e gli altri tre passeggeri (due 16enni e un 19enne) se la cavarono con ferite di minore entità.
...ma si può guardare avanti - «Il dolore per quanto accaduto è ancora enorme, ma non possiamo tornare indietro. Possiamo però guardare avanti e dare una risposta ai moltissimi giovani che non sanno mai cosa fare», spiega Jessica, che assieme alle altre tre sorelle di Ketty si sta spendendo per creare un'associazione che dia voce ai giovani e alle loro esigenze. Già, perché quella sera il gruppo di adolescenti non aveva trovato altro da fare che radunarsi nel parcheggio di Grancia. Un problema - quello della mancanza di luoghi di ritrovo che rispondano ai bisogni di svago dei ragazzi - che è noto anche alla Polizia.
Il Ticino non è per giovani - Per la 33enne non si tratta però di una tematica nata con la pandemia, come viene più volte sottolineato. È qualcosa di cronico in Ticino. «Iniziando da Lugano, vogliamo spingere affinché vengano concessi ai giovani degli spazi in cui ritrovarsi. Non chiediamo nulla di speciale, semplicemente uno spazio adeguato in cui ad esempio poter fare musica, controllato da persone che parlano la lingua dei giovani. Che non impongono nulla, ma sono pronti all’ascolto».
Perché non l'ex Macello? - Qualcosa in più dei centri giovanili così come li conosciamo oggi - «che hanno proposte obsolete e non sono accessibili in qualsiasi momento» - ma non un centro autogestito, insomma. Anche per questo Jessica vedrebbe di buon occhio proprio l’ex Macello di Lugano: «So che è impossibile, ma avrebbe già tutto quello che serve, sia come ubicazione sia come dimensioni, e sarebbe un bel segnale da parte della politica nei confronti dei giovani».
Una Folla per alzare la voce - Il progetto promosso dalle sorelle di Ketty - che si chiama La Folla, dal nome di un dipinto eseguito dalla giovane perché «insieme si riesce ad alzare meglio la voce» - è ancora allo stato embrionale (l'associazione viene costituita proprio oggi). Per questo le ragazze sono alla ricerca di fondi e donazioni: «Qualsiasi aiuto è il benvenuto». Ma è già forte dell’esperienza maturata all’estero da Jessica nel corso di 12 anni, prima di far rientro in Ticino: «Capisco che non siamo a Berlino o Parigi, ma anche qui si può creare qualcosa di bello per attirare i giovani e non lasciarli in mezzo alla strada». Proprio come accaduto a Ketty. Prima che morisse.