Discreto, umile, sempre disponibile. Marco Borradori visto con gli occhi di due ristoratori luganesi.
Le due voci si uniscono al coro di tutti i ticinesi che del Sindaco di Lugano hanno un ricordo condiviso, quello di un uomo quasi d'altri tempi, molto vicino ai suoi cittadini.
LUGANO - Non era affatto un uomo schivo, anzi. Nelle ultime ore la memoria di Marco Borradori è stata celebrata attraverso le migliaia di testimonianze di affetto affidate ai social dai comuni cittadini, amici, conoscenti, colleghi. Nel ricordo della maggior parte dei ticinesi il Sindaco di Lugano resta colui che mai negava un sorriso, un saluto, una stretta di mano, quando lo si incontrava in Città. E questa era la consuetudine, non un'eccezione.
Lo si poteva incrociare non solo nei pressi del Municipio, ma anche nei bar o ristoranti dove soleva recarsi per questioni di lavoro, e non solo. «Era uno di noi, ma anche un signore. Un uomo di una gentilezza, discrezione e umiltà esemplari», ricorda Raffaele, responsabile del Bar Ristorante Olimpia, in Piazza Riforma.
Un «cliente normale», quindi, nonostante la sua posizione. «Ogni volta chiedeva se c'era posto, domandava permesso per farsi strada. Gli piaceva il buon vino e spesso mangiava la nostra pinsa come aperitivo. Un uomo del popolo, veramente perbene. Di politici qui ne abbiamo visti passare tanti. E abbiamo incontrato anche tanta arroganza. Lui era di un'altra pasta, un uomo unico».
Anche al Ristorante Gabbani, in via Pessina, Borradori viene descritto come un uomo benvoluto: «Era sempre disponibile, in qualsiasi momento del giorno. Era un amico», ricorda il titolare Domenico Gabbani. Di Borradori viene sottolineata anche la sua generosità: «Non faceva mai mancare niente a nessuno. Era capace di ascoltare le persone, di dedicare a ciascuno il proprio tempo. Ti dava importanza e ti ascoltava. Anche se era solo per una piccola lamentela o uno spunto. Questo la dice lunga sul tipo di uomo che era».
Un uomo del popolo, dunque, ma anche un lavoratore. «L'ho vissuto molto intensamente quando, insieme a Giovanna Masoni, si occupò dello sviluppo del LAC. Ci misero anima e corpo per dare luce a un progetto importantissimo per la città, oggi come domani».