Nella sua ottava edizione il Festival Diritti Umani propone storie umane lontane ed emergenze più vicine che mai
LUGANO - Cultura della consapevolezza è la definizione del Film Festival Diritti Umani Lugano. E dal 13 al 17 ottobre vuole dare un contributo nell'allarmare, segnalare, discutere e ragionare sui problemi del mondo. La rassegna cinematografica si propone di essere veicolo di messaggi umanitari e sociali che arrivano da lontano, per far prendere consapevolezza da vicino.
Nella sua ottava edizione, il Festival parte dal regista Oleg Sentsov che arriva a Lugano per presentare il suo film "Numbers", una storia che parte dal freddo della Siberia. Come spiega il direttore del progetto Antonio Prata, «Sentsov è stato ingiustamente accusato in Russia di terrorismo e nel 2012 è stato chiuso in un carcere di massima sicurezza in Siberia». Recluso fino al 2019, indice anche uno sciopero della fame, mettendo a rischio la propria vita. Ma in quel periodo nasce una pièce teatrale che diventerà "Numbers". «Oleg ha scritto e diretto il film durante la reclusione». Il film parla di dieci personaggi che sono numeri e vivono sotto il potere del Grande Zero. E la loro vita è definita da una routine con regole severe. Ma quando da una coppia nasce per errore un figlio, inizia a profilarsi l'idea di un nuovo mondo. Il dubbio è: sarà migliore?
Tra i 19 film presentati durante la conferenza stampa ci sono "Collective" e "Taming The Garden". Il primo è di Alexander Nanau, premiato anche al Festival come migliore autore. Il suo documentario parla di un incendio che in un nightclub fece 17 vittime sul momento e diverse dopo. Questo perché i feriti non ricevettero le cure adeguate. Il film indaga, di pari passo con un gruppo di giornalisti, il problema della sanità in Romania, dedicata solo a pochi eletti.
Il secondo è diretto dalla regista Salomè Jashi, e per Prata il suo è un film impressionante: «Critico nei confronti di quelli che si attribuiscono più potere di quello che hanno». Parla delle persone che per affermare il loro potere, acquistano delle piante per adornare il loro giardino, fanno loro attraversare il mare su delle zattere a discapito di comunità che danno vero valore a quella vita.
Per il presidente del Festival Roberto Pomari è importante che la programmazione cinematografica crei la necessità una nuova cultura della consapevolezza. «Abbiamo una rassegna più ricca che mai, da un lato ci rallegra, dall’altro ci preoccupa. Le cose nel mondo non migliorano, ma peggiorano». Fa riferimento alla crisi climatica che, secondo lui, dovrebbe essere affrontata a come la pandemia. «Senza un'umanità protesa verso un obiettivo comune, è difficile raggiungere dei traguardi».
Dello stesso avviso è Morena Ferrari Gamba, delegata della Fondazione Diritti Umani: «Abbiamo pensato soprattutto ai giovani perché sono ancora pronti all'ascolto e al ragionare sul mondo che verrà, e questo lo stanno dimostrando soprattutto negli ultimi tempi. Recentemente c'è stata l'assemblea generale delle nazioni unite. Tutti i grandi della Terra hanno urlato che non si può più continuare così, ma è inutile continuare a dirlo. Bisogna agire».