Gianni Pertici è stato letteralmente travolto dal Covid a marzo. Da allora per lui è iniziato un lungo recupero.
«La prima in famiglia a prenderlo è stata mia mamma, che non ce l'ha fatta. Era una donna senza malattie pregresse. Esattamente come me».
LUGANO - Col suo fisico non se l'aspettava proprio di dovere affrontare un calvario del genere. A Gianni Pertici, 45enne residente a Lugano, il Covid è andato di traverso. Da marzo a oggi un lungo percorso verso il ritorno alla normalità. «È stato tutto pazzesco», racconta l'ingegnere specializzato nella ricostruzione di tessuti ossei.
La situazione che precipita da un giorno all'altro – Una settimana di malessere, mentre si trovava in Toscana, la sua terra d'origine. Dolori ovunque. Fiacchezza. Gianni sul momento pensa di cavarsela così. Ma da un giorno all'altro la situazione precipita. «Mi hanno portato all'ospedale di Pontedera. Sono stato in rianimazione e sono stato intubato. Ho vissuto in coma farmacologico per undici giorni. Nel frattempo mi hanno trasferito a Siena, gli specialisti non erano tanto ottimisti, mi davano poche speranze di vita. Sono stato dimesso dopo oltre un mese, pesavo quindici chili in meno e quasi non riuscivo a camminare».
Un rischio altissimo – Una volta rientrato a Lugano a colloquio col suo pneumologo il 45enne realizza con maggiore nitidezza cosa e quanto ha rischiato. «Mi è stato spiegato che avevo una polmonite interstiziale che aveva aggredito entrambi i polmoni. La parte sana era rimasta delle dimensioni di una pallina da golf. È stata dura anche psicologicamente. In quel periodo si sono ammalati un po' tutti i miei famigliari. Mia moglie, la mia bimba di tre anni. Si pensa che la prima a prendere la malattia sia stata mia mamma di 65 anni. Lei purtroppo non è sopravvissuta. Ed era una donna sanissima, non aveva malattie pregresse. Esattamente come me. Io sono sempre stato uno sportivo, uno in salute».
Non era riuscito a farsi vaccinare in tempo – Fisioterapia, ginnastica e tanta consapevolezza. Gianni oggi appare di nuovo in forma. «Mi sono rimesso in sesto anche grazie allo sport, ad esempio al Fit Lab di Lugano». Ma il 45enne non dimentica i mesi terribili che ha passato. «Mi sono sempre reso conto che questa era una malattia pericolosa. Avevo già prenotato la prima dose di vaccino per aprile a Lugano. Purtroppo non ho fatto in tempo. L'ho contratto poche settimane prima. Il mio è un caso particolare di Long Covid. Grazie al fatto che ho una costituzione forte, sono riuscito a recuperare un po' prima rispetto ad altri. Fino a qualche mese fa avevo ancora dolori ad esempio alla spalla. Questo perché il mio corpo aveva dovuto lavorare così tanto per combattere il virus che aveva avuto una specie di scompenso. Non scorderò mai questo anno terribile. Mi guardo indietro e mi sento un miracolato».