Lo svuotamento della diga entusiasma tanta gente. Non il sindaco Ivo Bordoli, che si confessa in un video.
«Capisco queste persone che arrivano da ovunque. A loro sembrerà di vedere chissà cosa. Di essere in un ambiente lunare. A me viene in mente quando la sotto c'era la vita».
VOGORNO - Tutti entusiasti per la diga della Verzasca che si sta sempre più svuotando per poi sottoporsi a importanti lavori di manutenzione. C'è però anche chi questa operazione la sta vivendo nell'amarezza. È il caso d'Ivo Bordoli, sindaco di Verzasca. Lui è uno di quelli della vecchia guardia. E sa cosa c'era prima del bacino idroelettrico. «La gente di Vogorno è sempre stata contraria alla diga. Quello che oggi per voi è uno show, a me evoca ben altro».
La "vostra" diga in queste settimane è meta di pellegrinaggi. Non è contento?
«Per chi come me ricorda come era una volta questo posto, la situazione è particolare. La parte verso il paese era terrazzata, si coltivava uva americana, si falciava il fieno. Erano le nostre uniche fonti di reddito, qui si viveva tutti grazie al settore primario. Al massimo si andava a Locarno a vendere il proprio vitello per avere degli introiti e comprare così beni di prima necessità».
Costruita negli anni '60, la diga della Verzasca incontrò tante resistenze in valle. Oggi lei ci dimostra che certe ferite non si sono chiuse.
«L'assemblea comunale di Vogorno la bocciò all'unanimità. Gli altri Comuni della valle invece non avevano molto da dire. Non avrebbero avuto grandi svantaggi. Ad avere la prevalenza sono state "ragioni superiori". Noi non ci abbiamo guadagnato più di tanto neanche con gli introiti delle imposte, che vanno a finire per la maggior parte a Gordola e a Tenero. Ricordiamoci che il lago artificiale tocca Vogorno, ma che la diga intesa come costruzione e come centrale è situata sui territori di Gordola e di Tenero».
Lei continua a parlare come se non avesse dimenticato lo "sgarbo" del passato.
«Tanti anziani sono morti. Io sono uno di quelli che si ricorda ancora. Diciamo che quando il lago è pieno è un'altra cosa. Però a vederlo così mi mette davvero tristezza».
Non condivide questo entusiasmo da selfie?
«Capisco queste persone che arrivano da ovunque. A loro sembrerà di vedere chissà cosa. Di essere in un ambiente lunare. Alla fine è un mucchio di sassi, un fondovalle. Certo, può essere attraente perché una cosa così non la vedranno più per tanti altri anni, finché la diga non sarà svuotata un'altra volta. Però a me viene in mente quando là sotto c'era vita... Penso ad esempio alla frazione della Pioda. C'erano la posta, la falegnameria, due ristoranti, una stazione di benzina...»
Si dice che lei abbia un desiderio particolare. È vero?
«Sì. Mi rivolgo alla Verzasca SA o all'AIL (buona parte dell'energia elettrica prodotta dal bacino finisce a Lugano). Spero abbiano un po' di riguardo verso i pescatori. Cercando concretamente di ripopolare il lago di pesci. Questo è un lago grande, i pesci servono anche per un equilibrio naturale».