Non sono molti, assicura il Decs. Ma le associazioni scettiche chiedono di «rispettare le scelte»
Protesta davanti a una scuola del Sopraceneri contro l'obbligo di mascherina. Gli Amici della Costituzione: «Misura inutile e simbolica, i genitori siano liberi di fare quello che credono meglio». E il Cantone cerca il dialogo
BELLINZONA - Tutti a scuola con la mascherina. Tutti? Non proprio. Una «minoranza» di allievi delle scuole ticinesi questa mattina non si è presentata in classe, al rientro dalle vacanze natalizie. La decisione del Consiglio di Stato di introdurre l'obbligo di mascherina a partire dalla prima elementare non ha mancato di suscitare malumori in una parte dei genitori, che sabato hanno espresso il loro dissenso protestando davanti a Palazzo delle Orsoline. Oggi la stessa scena si è ripetuta - in piccolo - all'ingresso di una scuola elementare del Sopraceneri, con un gruppetto di manifestanti muniti di cartelli.
Ma nel complesso il rientro è avvenuto in modo tranquillo: niente grandi diserzioni, «il rifiuto di portare i figli a scuola è stato decisamente contenuto» fanno sapere dal Decs. Le assenze constatate questa mattina «sono in linea quelle registrate in media anche prima della pandemia, e legate all'influenza stagionale». Questo «sia per quanto riguarda gli allievi che i docenti».
Ogni banco vuoto conta, però, e se il Cantone non dispone per ora di dati - le elementari sono di competenza comunale - le associazioni contrarie parlano di «diversi genitori che hanno dovuto loro malgrado tenere i figli a casa». Sarebbero una trentina i gruppi informali sorti sui social per «protestare contro norme assai poco condivise» spiega Maria Invernizzi degli "Amici della Costituzione". «La mascherina a scuola è solo un simbolo e non fornisce alcuna protezione reale ai bambini, al contrario». L'associazione chiede che «sia lasciata la libertà ai genitori di fare quello che ritengono meglio per i propri bambini, come avviene in molti altri cantoni».
Il Cantone risponde precisando che la legge prevede l'obbligo di frequenza salvo casi eccezionali e non sono concesse deroghe per lo home-schooling. I disobbedienti rischiano una multa amministrativa, di competenza - anche qui - dei Comuni. Ma verrà preferita la strada del dialogo con le famiglie.