Razzia a Cerentino: Sissi Gandolla del WWF replica a chi chiede di fare "tabula rasa" coi grandi predatori.
«Il rischio zero non esiste – sostiene –. Però gli agricoltori dovrebbero impegnarsi nel fare il massimo per tutelare il proprio bestiame. La sensazione è che alcuni non prendano davvero sul serio le disposizioni di protezione».
CERENTINO - Una marcia dalla Vallemaggia a Bellinzona. Un furgone carico di carcasse. Quelle delle sedici pecore sbranate dal lupo in Valle Rovana. Nel pomeriggio di martedì davanti al Palazzo del Governo è andata in scena la rivolta degli agricoltori di montagna. «Il caso di Cerentino ha fatto traboccare il vaso – ribadisce Germano Mattei, co-presidente nazionale dell'Associazione per un territorio libero da grandi predatori –. La legge dice che se il lupo uccide dieci animali, lo si può abbattere. Ne ha uccisi sedici, quindi adesso si intervenga».
«Animale troppo mobile» – Ma davvero si risolverebbe tutto semplicemente abbattendo il lupo? Sissi Gandolla, biologa e collaboratrice del WWF, è scettica. «Il lupo è un animale mobile. Fa centinaia di chilometri in un giorno magari. Se ne abbatti uno oggi, magari domani ne arriva un altro. Eventualmente si potrebbe parlare di regolazione del branco. Ma questo solo nel caso in cui il lupo uccida più di dieci pecore in un ambiente protetto. Non so come fosse la situazione a Cerentino...»
Una morfologia che non aiuta – Il caso della Val Rovana, con la conseguente discesa a Bellinzona, evidenzia come alcuni agricoltori si trovino a disagio nel seguire le nuove norme di base per proteggersi dal lupo. Anche per la morfologia del paesaggio ticinese. «C’è chi ha sempre lavorato in un determinato modo. E quindi non riesce a cambiare», ammette Gandolla. E precisa: «Il mio ruolo è quello di tutelare sia il lupo sia il contadino. Perché entrambi sono importanti».
Due ruoli importanti – Contadini che minacciano di gettare la spugna. Con quali ripercussioni? «Il lupo ha un grande ruolo nella protezione delle foreste. Quando non c'era il lupo, ad esempio, i cervi si accanivano sempre sugli stessi posti. Devastavano parti di bosco, impedendone la rigenerazione. Ma anche gli agricoltori di montagna sono fondamentali. Tengono puliti i terreni e favoriscono la biodiversità».
Che succede se si getta la spugna? – Ecco perché, secondo l’esperta del WWF, implorare l’aiuto dello Stato da parte dei contadini non è sinonimo di “fare i piangina” o addirittura le sanguisughe. «Lo Stato deve garantire una certa qualità del paesaggio e la produzione di cibo locale. I contadini fanno un servizio per il paesaggio. Non lo si può negare. Tutta l'agricoltura viene sovvenzionata grazie ai pagamenti diretti. Nessun agricoltore starebbe in piedi solo con la vendita dei propri prodotti. Però è tantissimo quello che i contadini danno in cambio alla collettività. Le loro lamentele vanno dunque prese sul serio».
Gioco di equilibrio – La specialista parla dunque di un gioco di equilibrio. «Sappiamo che il lupo c’è. In Ticino conosciamo almeno due branchi. Il rischio zero non esiste. Però gli agricoltori dovrebbero impegnarsi nel fare il massimo per tutelare il proprio bestiame. La sensazione è che alcuni non prendano davvero sul serio le disposizioni di protezione. E purtroppo i risultati sono questi».