Le stazioni sciistiche ticinesi sono costrette a chiudere per le temperature elevate che hanno sciolto il manto nevoso.
Simone Beffa di Airolo: «Il caldo non permette neppure l'uso dei cannoni». Matteo Milani del Nara: «Abbiamo fatto i salti mortali per tenere aperta la pista di slitta, ma ora non è più possibile». Karin Zanolini di Bosco Gurin: «Queste temperature hanno distrutto le piste».
BELLINZONA - È inizio gennaio, ma a livello di temperature sembra di essere già in primavera. Una buona notizia per chi non ama il gelo. Una pessima notizia per chi con il freddo (e con la neve) ci deve campare. È il caso delle stazioni sciistiche ticinesi che a causa di questo caldo fuori stagione si sono trovate in enorme difficoltà. E questo nonostante la copiosa nevicata di dicembre avesse fatto sperare in un inverno diverso.
«Neve in condizioni critiche»
Speranze che però si sono letteralmente sciolte come neve al sole. «Le condizioni della neve sono critiche», precisano da Airolo-Pesciüm annunciando la necessità di nuove chiusure parziali sul comprensorio sciistico dell’Alta Leventina. «Le temperature alte, la nebbia e la pioggia non ci danno grosse alternative non potendo usare nemmeno i cannoni da neve. Valutiamo la situazione giorno per giorno e viviamo alla giornata», precisa il direttore di Valbianca SA Simone Beffa. «Domenica primo gennaio è stata la giornata peggiore dal punto di vista meteorologico. Caldo, nebbia e pioggia hanno infatti eroso una quindicina di centimetri di neve in poche ore».
«Situazione deprimente»
Ma se in Leventina si piange, in Valle di Blenio di certo non si ride. Al Nara, infatti, restano chiuse «fino alla prossima nevicata» sia le piste di sci sia quella di slitta. «La situazione è deprimente», sottolinea il presidente del CdA degli Amici del Nara Matteo Milani. «Abbiamo fatto i salti mortali per mantenere aperta la pista di slitta fino al 31 dicembre, ma questo ulteriore innalzamento delle temperature ci ha inflitto la botta finale. Avevamo 300-350 persone al giorno che venivano al Nara, anche dalla Lombardia, per fare unicamente slitta. Ma ora non possiamo più garantire l’apertura. Teniamo aperti solo la seggiovia e il ristorante principale per la gente del posto e per chi ha una casa di vacanza. Ma è un servizio e nulla di più».
Milani spera ora in «un po’ di freddo» e in «una nevicata vera» per rilanciare una stagione nella quale finora è stata fatta di necessità virtù. «Da alcuni anni stiamo imparando a gestire la neve» - ci tiene a rimarcare il presidente del CdA - «con poca abbiamo tenuto aperta una pista di slitta di 5,5 chilometri in ottime condizioni».
Problema generalizzato
Giove Pluvio ha compromesso anche l’inizio anno di Bosco Gurin. «La situazione è drammatica anche qui, come nel resto del Ticino», precisa la portavoce della stazione sciistica valmaggese Karin Zanolini. «Noi avevamo fatto due weekend molto belli prima di Natale, ma poi il rialzo delle temperature e la pioggia hanno compromesso tutto distruggendo di fatto le piste. E questo ci ha obbligato a chiudere il comprensorio per gli sciatori». La speranza, anche qui, è che pioggia e caldo possano fare il posto a neve e freddo. «Appena le condizioni lo permetteranno - promette Zanolini - noi siamo pronti ad aprire».
Lo scarso innevamento, comunque, non riguarda solo le stazioni sciistiche ticinesi. Il comprensorio di Splügen (GR), ad esempio, è già stato costretto a chiudere a causa della molta acqua presente sulle piste. E più in generale tutta la Svizzera è confrontata con una situazione desolante - confermata recentemente anche da uno studio dell’Università di Basilea - per quelle località sciistiche che non si trovano ad alte quote. Insomma per molti toccherà reinventarsi per riuscire a sopravvivere.