Al via Music Park, un progetto musicale a finalità scientifica dedicato a chi soffre di questa malattia degenerativa.
LUGANO - Ricerca per il Parkinson. Ma in salsa musicale. È quanto propone Music Park, un progetto che prenderà il via il prossimo 19 aprile e che coinvolge EOC, Croce Rossa, Clinica Hildebrand, Conservatorio della Svizzera italiana e SUPSI. In occasione della giornata mondiale del Parkinson, che ricorre oggi, il coordinatore della parte musicale dello studio ci racconta Music Park in tutte le sue sfumature.
Dal jazz al pop-rock - «Il progetto si propone di studiare i possibili effetti benefici di un programma musicale per i pazienti con malattia di Parkinson», spiega Paolo Paolantonio, musicista e ricercatore della divisione Ricerca e Sviluppo del Conservatorio della Svizzera italiana. Il tutto si svolge in dieci sessioni di musica di gruppo: un team di quattro musicisti suonerà musica con e per 15 persone affette da Parkinson. Quest’ultime, specifica Paolantonio, «verranno dotate di alcuni strumenti a percussione leggeri e a utilizzo intuitivo e accompagneranno i musicisti in un repertorio che spazierà dalla musica classica al jazz, dal pop-rock fino alla musica etnica».
L’obiettivo di Music Park è duplice. Da una parte, si intende offrire le potenzialità inclusive della musica a un gruppo di persone con Parkinson in un’ottica puramente socio-assistenziale. Dall’altra, si vuole arricchire le attuali evidenze scientifiche sul ruolo delle attività creative e artistiche nelle persone con malattie neurodegenerative progressive come il Parkinson.
Un ritmo che fa muovere - Ma cosa rende maracas e tamburi un potenziale strumento di cura? Numerose ricerche hanno dimostrato che la musica può facilitare l’intenzione al movimento. La sua componente ritmica favorisce inoltre il proseguimento dell’azione motoria e la sua corretta cadenza, producendo effetti positivi anche sul cammino. In Music Park c’è però anche una forte componente socializzante, sottolinea Paolantonio: durante le sessioni musicali, infatti, i partecipanti suonano e ascoltano musica «in un contesto inclusivo in cui possono condividere le esperienze legate al Parkinson e interagire tra loro e con i musicisti».
Per misurare gli effetti dell’esperienza i ricercatori si serviranno di interviste, questionari e polisomnografie. Lo studio include 30 persone in tutto: di queste, 15 verranno coinvolte nelle sessioni musicali, mentre le restanti fungeranno da gruppo di controllo e svolgeranno delle attività considerate a impatto neutro. Le sessioni, che si terranno presso la sede di Lugano della Croce Rossa, saranno supervisionate dal dottor Salvatore Galati, neurologo esperto in disturbi del movimento dell’Istituto di Neuroscienze dell’EOC, e dalla dottoressa Daria Dinacci, neurologa esperta in neuroriabilitazione alla Clinica Hildebrand e all’Istituto di neuroscienze dell’EOC. Al termine del progetto verrà proposto un concerto al quale prenderanno parte tutti i partecipanti allo studio.