Radiografia allarmante dello stato di salute dei ticinesi da parte dell'assicurazione CSS. L'analisi della direttrice Philomena Colatrella.
BELLINZONA - Svizzeri sempre più stressati e sempre più fragili. Ticinesi in primis. È quanto emerge dallo studio CSS sulla salute 2023 effettuato da Sotomo. Una tesi che viene confermata a Tio/20Minuti da Philomena Colatrella, direttrice generale proprio della CSS, una delle casse malati più gettonate della Svizzera italiana.
Tra il 2020 e il 2022 la percentuale di adulti in Svizzera che non si sente in salute è aumentata dal 22 al 35%. Quali i malesseri più diffusi?
«In Svizzera sono affette da malattie non trasmissibili come il diabete, il cancro o le malattie cardiovascolari circa 2,2 milioni di persone. Queste malattie sono all’origine dell'80% dei costi della sanità».
Il valore medio dei giorni di malattia è aumentato da 4,3 a 4,6 all'anno. Perché?
«Questa è la mia impressione personale: la pandemia ha fatto capire a molte persone quanto sia preziosa la propria salute».
Sembra di essere di fronte a una Nazione esaurita: negli ultimi 12 mesi il 36% si è sentito spesso malato o in cattive condizioni di salute. Dolori, infezioni e stress sono aumentati. Un fenomeno figlio di ritmi troppo elevati?
«Non sono un medico e non ne conosco le ragioni. Ma ciò che risulta dallo studio è che la percentuale di popolazione svizzera che non si sente completamente in salute è significativamente più alta rispetto a prima della pandemia. Non si può escludere che l'esaurimento sia in parte dovuto alla malattia portata dal coronavirus».
Nel 2021 quasi tre quarti della popolazione si sentiva bene sempre o quasi sempre, nel 2023 lo stato d’animo era buono solo per due terzi delle persone. La salute mentale sarà sempre più un problema per il futuro?
«La salute mentale è una sfida importante per la Svizzera. La pandemia ha aumentato il disagio mentale di molte persone e nel frattempo ha evidenziato una carenza nell'offerta di cure. A essere particolarmente colpita è la psichiatria infantile e adolescenziale».
Dallo studio trapelano altri dettagli.
«Le persone sotto i 36 anni stanno ancora peggio del resto della popolazione. Tra gli intervistati più giovani, però, si registra un leggero miglioramento dell'umore. L'umore peggiore è quello delle donne tra i 41 e i 50 anni. È questa l'età in cui spesso si accumulano stress lavorativo e familiare. Gli over 65 continuano a essere i più solidi mentalmente».
Il Ticino sembra avere un problema in particolare.
«In Ticino i costi delle prestazioni per la psicoterapia ambulatoriale sono più che raddoppiati dal 2018 al 2022 per le persone tra i 19 e i 35 anni. Anche per le altre fasce d'età l'aumento dei costi in Ticino è superiore alla media svizzera. Certo, un peso ce l'ha anche l'integrazione della psicoterapia nelle prestazioni dell'assicurazione di base a partire da luglio 2022. Ma non basta per spiegare il fenomeno».
I giovani adulti nascondono il disagio psichico: soltanto una minoranza di chi si assenta dal lavoro per motivi psicologici lo dichiara apertamente.
«Credo che negli ultimi anni siano cambiate molte cose. La società è più consapevole dell'importanza del benessere mentale per la salute di una persona. Allo stesso tempo, c'è ancora tanta strada da fare. Alcune malattie mentali sono ancora stigmatizzate. I più giovani sono particolarmente propensi a fornire una falsa motivazione sul lavoro. Forse perché la malattia mentale è associata a un rendimento ridotto».
Due terzi delle persone che lavora risente delle interferenze lavorative durante i momenti di libertà. Digitalizzazione arma a doppio taglio?
«I vantaggi della digitalizzazione sono indiscutibili. Ma il lavoro flessibile richiede una certa disciplina per evitare che i confini tra lavoro e tempo libero si confondano in modo malsano».
La generazione zeta vuole lavorare meno: è una possibile medicina?
«Sono dell'idea che non si possano fare affermazioni forfettarie che valgono per un'intera generazione. Quanto una persona voglia lavorare è una decisione individuale».
Dovendo scegliere tra una vita lunga, una vita ricca di soddisfazioni o una vita sana, solo il 2% della popolazione opterebbe per la massima longevità possibile. Meglio una vita più corta e di qualità?
«È una domanda a cui ognuno deve rispondere per conto proprio. La nostra attuale campagna pubblicitaria affronta proprio questo tema. Ritrae persone con storie fuori dal comune. Un uso consapevole del tempo di vita ci permette di vivere una vita più piena. La nostra vita è"finita", ma ha un valore infinito».