L'impegno del Gruppo Visione Giovani e del Gruppo minori (che si occupa di giovani criminali). Ecco cosa scatta in caso di segnalazioni
LUGANO - Piccole turbolenze hanno caratterizzato l’inizio dell’anno scolastico alle medie di Lugano. Il motivo? Uno studente che manifestava atteggiamenti aggressivi con i suoi coetanei. La delicata situazione, a noi nota e volutamente non resa pubblica, era stata subito presa in mano e gestita dalle Autorità competenti. Un episodio di violenza giovanile che rievocava gli altri casi più o meno recenti (come quello della 13enne di Breganzona vittima di bullismo da parte di alcune coetanee), così come la tematica, sempre d’attualità, relativa alla gestione dei “ragazzi difficili”.
Storie, queste, che spesso arrivano alla redazione di Tio/20 Minuti tramite segnalazioni di genitori desiderosi di trovare soluzioni o quantomeno un po' chiarezza sulle procedure adottate in quei casi delicati. Domande, le loro, che abbiamo riassunto e rivolto al commissario Simone Caimi, responsabile del Gruppo minori (GMin) della Polizia cantonale.
In quali casi è richiesto il vostro intervento?
«La tipologia degli interventi e delle prese a carico risulta estremamente varia. Quando si parla di minorenni non vi è un percorso stabilito e univoco e tutte le situazioni vengono affrontate mettendo al centro il minore stesso e non il reato. Questo modo di agire permette di comprendere il quadro contestuale in cui si muove e interagisce il ragazzo, così da stabilire le modalità d’azione laddove si manifesta un disagio. Ogni strumento utilizzato dalla Polizia in un contesto scolastico è inoltre ponderato e condiviso con la direzione dell’istituto allo scopo di trarre per il giovane il maggior beneficio, come espressamente previsto nei principi del Diritto penale minorile».
Quanti casi "difficili" hanno necessitato di un intervento lo scorso anno e chi se ne occupa nello specifico?
«Se un minore commette un reato, il Gruppo minori (GMin) della Polizia cantonale agisce a stretto contatto con la Magistratura dei minorenni. L’obiettivo, come detto, è di porre al centro dell’intervento l’interesse superiore del minore, comprendendo le motivazioni che lo hanno portato a comportarsi in una data maniera e a infrangere le regole. Questo anche con il fine di evitare il rischio di una recidiva e di attivare se del caso la rete di sostegno. In questo genere di approccio, non ci si basa su parametri soggettivi e quindi non è corretto parlare di “casi difficili”. Nel ponderare le scelte strategiche o didattiche, si parte piuttosto da variabili di natura oggettiva e quindi dai potenziali indicatori di disagio. Guardando ai dati, nel 2022 le inchieste che in generale hanno riguardato il Gruppo minori sono state 186. Per quanto concerne invece la prevenzione, il Gruppo Visione Giovani lo scorso anno è stato sollecitato in tutto 708 volte, con richieste di aiuto da parte di genitori o delle direzioni degli istituti scolastici. Gli interventi nelle scuole sono stati 473 e si sono tenuti 262 colloqui di conciliazione con i minori e con le rispettive famiglie».
Come vi muovete in queste situazioni?
«I primi strumenti che il gruppo mette in campo sono il dialogo e la prevenzione. Questo con il fine di evitare che situazioni sensibili vadano a sfociare in una violazione delle norme (e quindi in reati). Il dialogo con la direzione dell’istituto scolastico è essenziale per comprendere il contesto in cui il ragazzo si trova. Successivamente se l’urgenza lo permette, viene effettuata una valutazione con il Magistrato dei minorenni. Questo sulla base delle informazioni raccolte e condivise con la Magistratura stessa, nonché – se il caso lo impone – con le Autorità Regionali di Protezione (ARP) e i partner».
Quasi sempre dietro questi ragazzini difficili c'è una situazione familiare delicata. Corrisponde al vero?
«La situazione contestuale del ragazzo gioca un ruolo fondamentale. La famiglia e le relazioni genitori-figli rappresentano una variabile molto importante per quanto concerne una risoluzione dei conflitti efficace. Non è però l’unica e non sempre è correlabile con quanto eventualmente commesso dal minore. Vi è una serie di fattori altrettanto importanti che possono far sì che il minore sconfini sui terreni banditi dal codice penale indipendentemente dalla natura – buona o cattiva – della relazione coi genitori. Occorre infatti prendere in considerazione il macro fattore legato all’età anagrafica, come pure l’ambiente esterno in cui vive il giovane (gruppo dei pari, amici). Sullo sfondo vi è infine l’uso delle tecnologie che spesso porta a enfatizzare determinate situazioni».
Come si muovono le autorità per verificare l'eventuale presenza di un ambiente familiare non sano?
«Il discorso è articolato e la presa a carico anche. Tutto viene valutato e ponderato con l’intenzione di adottare le misure migliori sia per quanto concerne l’imputato minorenne sia per la famiglia. La raccolta di informazioni tramite le rispettive autorità (Magistratura, Polizia, ARP) risulta fondamentale. Inoltre, a dipendenza dei casi, le informazioni si possono approfondire e dettagliare coinvolgendo altri partner (scuole, servizi sociali, eccetera). Tutte queste indicazioni vengono debitamente soppesate e utilizzate, se necessario, per la gestione del caso. Le misure che possono essere emanate dalla Magistratura o dall’ARP sono molteplici e ricoprono un ampio ventaglio di situazioni. Tra le più estreme – a dipendenza del contesto – trova posto anche l’allontanamento del minore o di un componente familiare dall’economia domestica».
È richiesta una specifica preparazione in questo tipo di interventi?
«Il tema dei minori è complesso e presuppone un’attitudine multidisciplinare. Il Diritto penale minorile – che si applica quando gli autori hanno un’età inferiore ai 18 anni – ha obiettivi e modalità differenti da quello degli adulti. Questo richiede un’ulteriore formazione che fornisca agli agenti i necessari strumenti e competenze. Con la costituzione del Gruppo minori nel 2019 e quindi di un nucleo strutturato e composto da agenti specializzati in questo genere di fattispecie vi è una presa a carico minuziosa che tiene conto delle esigenze di tutte le parti coinvolte e dell’interesse dei minori, in particolare».