Presentato il Festival internazionale di narrazione, in programma dal 22 al 25 agosto - con un adattamento climatico
MENDRISIO - La ventiquattresima edizione del Festival internazionale di narrazione di Arzo andrà in scena dal 22 al 25 agosto. Un’edizione nuova, fresca, che modifica il palinsesto più “storico” del festival. A cominciare dall'ubicazione temporale degli spettacoli: La programmazione si sviluppa infatti a partire dal tardo pomeriggio, sempre su più giornate, dal giovedì alla domenica.
Si cambia, per il clima - La sera, il tramonto, la notte diventano così i momenti della rassegna, «in una nuova proposta che cerca di garantire condizioni climatiche adatte al proprio pubblico, allineandosi con la scelta delle maggiori rassegne estive». È la lezione dell'edizione 2023, nella quale le temperature elevate hanno impedito a molte persone di partecipare alle varie proposte del giorno, dedicate soprattutto al pubblico più giovane.
"Inarrestabile è la notte" è dunque il titolo talismano di un’edizione pronta a scoprire tempi e modalità nuove, di incontro e riflessione condivisa. Nel nuovo format tutta la programmazione torna ad Arzo: spettacoli, incontri, laboratori, installazioni e momenti musicali vanno in scena nel piccolo borgo da cui il festival ha avuto origine, garantendo comodità e facilità negli spostamenti. Il programma della ventiquattresima edizione si conferma vario e diversificato: «il tentativo è sempre quello di riflettere, approfondire, mutare in nuove vesti e in sguardi altri».
Il programma - Da qui, le molteplici proposte che si susseguono per i quattro giorni nei cortili e sui palchi del piccolo borgo. La ricerca sulla libertà e l’autodeterminazione è incarnata da Mario Perrotta in Come una specie di vertigine. Il nano, Calvino, la libertà.
Il tema della perdita e della separazione, in una biografia adulta, è portato da Oscar De Summa in L’ultima eredità, ma è anche raccontato con profonda delicatezza ai piccoli da Ippolito Chiarello in Mattia e il nonno.
L’importanza della narrazione, intesa come un’operazione di recupero e resistenza, che va a scoprire e a riattivare storie dimenticate o intenzionalmente trascurate, emerge nei lavori Umanità nova. Storia di una mancata rivoluzione, sui Moti di Reggio, della compagnia Carullo-Minasi; in Kakuma. Fishing in the desert, sguardo su uno dei più grandi campi profughi del contemporaneo, di Laura Sicignano, Irene Serini e Susanna Iheme; e in Ilva football club, che racconta di una piccola squadra nata sotto l’acciaieria, di Usine Baug & Fratelli Maniglio.
Ma trova spazio anche il valore delle piccole storie, da proteggere e ascoltare con pazienza: le proprie (Je suisse (or not)di e con Camilla Parini) o quelle degli altri (#bassa velocità. Vite in viaggio sui treni regionali, Teatro dell’Orsa).
E ancora: la meraviglia del gioco, della fantasia, del viaggio che conduce su isole sconosciute, tra pirati, tra fantasmi, dove il rischio di perdersi è alto, ma da cui, alla fine, si riesce a tornare.
E quando non si può, racconta Fabio Tinella in Hamelin, significa che qualcosa è andato storto e gli adulti sono chiamati a interrogarsi.
Ma non finisce qui. Il festival si è sempre caratterizzato per una programmazione dedicata non solo agli adulti, ma anche ai più piccoli. Un impegno che quest’anno trova un riscontro nella scelta di ospitare un teatro per i piccolissimi, che dà corpo al progetto Conta fino a...cinque. Uno spazio per i piccolissimi ad Arzo.
La collaborazione con la compagnia bolognese La Baracca - Testoni Ragazzi porta così al festival due spettacoli teatrali (Spot e Oltre), due laboratori e una tavola rotonda (Minimondi, in collaborazione con Charlot, RSI Rete Due) dedicati agli spettatori di 0-5 anni. Anche nel corso della prossima edizione, infine, uno spazio importante è quello riservato agli incontri con il pubblico, in Corte dei Miracoli. Il ciclo di approfondimenti prevede quattro appuntamenti, da giovedì 22 a sabato 24 agosto. Oltre all’incontro già citato sulla narrazione per i piccolissimi, spazi di riflessione sono dedicati al processo creativo di un artista (Raccontare la libertà con Calvino), al rapporto tra scena e migrazioni (Narrare le migrazioni) e al ruolo del teatro nel riattivare vicende dimenticate come quelle dei Moti di Reggio (Teatro e anarchia).
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